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Rivoluzione basca: avanti socialisti e indipendentisti

Rivoluzione basca: avanti socialisti e indipendentistiIl coordinatore di Eh Bildu, Arnaldo Otegi – Ap

Spagna Storica sconfitta del Partito nazionalista basco. Boom del Partito socialista. E ora Eh Bildu pensa a un frente amplio con la sinistra nazionale

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 luglio 2023
Marco SantopadreDONOSTIA-SAN SEBASTIAN

Il voto ha rivoluzionato la mappa politica basca, premiando i socialisti e gli indipendentisti di sinistra e infliggendo una storica sconfitta al Partito nazionalista basco. Considerando insieme le tre province della Comunità autonoma basca e la Navarra – territori accomunati da forti legami storici, linguistici e politici – il Partito socialista si piazza largamente in testa, ottenendo risultati che non prendeva dal 2008.

Dal 20,5% del 2019 (cinque seggi) il Psoe balza al 25,7 e a sette seggi, guadagnando 70mila voti e vincendo sia nella Cav sia in Navarra, spinto dal «voto utile» contro le destre. Subito dietro si posiziona Euskal Herria Bildu, coalizione formata da Sortu (partito della sinistra indipendentista nato nel 2011 contestualmente allo scioglimento di Batasuna) e da altre formazioni «sovraniste».

Bildu arriva prima nella provincia di Donostia e passa dal 18,2% al 22,4%, e da 5 a 6 deputati, con un guadagno di 51 mila voti. Perde più di 100mila voti, invece, il Partito nazionalista basco, formazione regionalista di centrodestra che ha sempre tenuto banco nelle istituzioni della Comunità autonoma basca, mentre in Navarra ha un ruolo più marginale. Il Pnv di Andoni Ortuzar ha perso uno dei suoi sei eletti, spinto addirittura in terza posizione, scendendo dal 25 al 18,5%.

BUONO IL RISULTATO del Partido Popular che quasi raddoppia le sue percentuali e passa dal 6,9 al 12,7% e da uno a tre seggi, scavalcando le sinistre federaliste. Sumar perde ben tre dei quattro seggi conquistati nel 2019 e passa dal 16%, conquistato quattro anni fa da Unidas Podemos e da Más País, all’11,5 di domenica.

A destra, Vox rimane al palo con il suo 3% e nessun seggio. Un eletto se lo aggiudicano i regionalisti reazionari dell’Unione del Popolo navarro, numero circoscritto di seggi che però si rivelano fondamentali per gli equilibri politici del paese e soprattutto per la possibile riedizione della composita maggioranza parlamentare che ha finora sostenuto Sánchez.

Il leader di Eh Bildu, Arnaldo Otegi, incassa lo storico sorpasso nei confronti del Pnv: «Abbiamo ottenuto i migliori risultati di sempre in un’elezione generale. La nostra tendenza alla crescita è strutturale». «Faremo ciò che è in nostro potere per far pendere la bilancia, a livello statale, dalla parte delle sinistre e dell’antifascismo» ribadisce poi. Tradotto: i parlamentari di Bildu sono pronti a sostenere di nuovo Sánchez, continuando a fare fronte comune con Esquerra e Sumar per strappare alcune migliorie ai provvedimenti dell’esecutivo, come nel caso della Legge sulla Casa.

Sul piano locale, invece, il primo posto conquistato alle amministrative di maggio e il secondo strappato domenica confermano, agli occhi degli indipendentisti baschi, la giustezza della strategia intrapresa.

A LUNGO BILDU ha tentato di convincere il Pnv a formare un «fronte nazionale» alla catalana, ma ha dovuto rinunciare a causa dell’indisponibilità dei regionalisti di centrodestra, aggrappati al loro ruolo di ago della bilancia e di gestori della cosa pubblica. Ora Bildu persegue invece la formazione di un frente amplio di centrosinistra con socialisti e Sumar allo scopo di sfrattare il Pnv dal potere e dare ai territori baschi una maggioranza di progresso.

Il «Mandela basco», come è stato ribattezzato Otegi per il ruolo svolto nella sinistra indipendentista a favore del disarmo e dello scioglimento dell’Eta, insiste sulla necessità di una «rivoluzione tranquilla» da condurre attraverso «ampie alleanze» e la conquista dell’egemonia culturale e politica. Lasciato l’obiettivo-indipendenza sullo sfondo, a Bildu interessa soprattutto un ruolo di primo piano nella scena politica statale.

L’aumento dei consensi e lo sdoganamento dei suoi eletti a Madrid – che le destre denunciano a tamburo battente per attaccare i socialisti, rei di collaborare con «comunisti e terroristi» – sembrano dare ragione a Otegi, almeno per ora.

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