La sigla dello Sponz Fest, il piccolo ma prezioso festival che da cinque anni Vinicio Capossela dirige nella sua amata Irpinia e che quest’anno si svolgerà dal 21 al 27 agosto, spiega tutto: è una versione a rovescio dell’Internazionale. Sì, avete capito bene. Un giovane ingegnere di Parma, Antonio Pompò, ha ribaltato musica e parole dell’inno comunista ed è proto a partecipare alla Gran Parata del ’17, il concerto del 27 agosto che sarà animato da Vinicio Capossela, Emir Kusturica & The no smoking orkestra e dalla fanfara Dobranotch da San Pietroburgo.

Nel centenario della rivoluzione russa, dunque, Vinicio Capossela tenta un gesto rivoluzionario: sperimentare il rovesciamento del mondo. Al grido di “All’incontre’R – Rivoluzioni e mondi al Rovescio”, il nuovo filo conduttore per questa edizione 2017 dello Sponz Fest, in programma a Calitri e in Alta Irpinia, è un punto di vista diverso sul mondo. E ovviamente, anche il programma scorrerà al contrario: dall’evento di chiusura il secondo giorno a quello di apertura l’ultimo, dopo una prima giornata, il 21 agosto, in cui non succederà nulla, momento di riposo dopo la creazione come nella domenica biblica. “All’incontrè è il grido di battaglia delle quadriglie comandate durante lo sposalizio a cambiare il giro di danza. Una piccola rivoluzione, per ricominciare dall’inizio. Che poi è quello che dovremmo fare oggi, sempre, per cambiare un po’ il punto di vista sul mondo e il mondo stesso”, spiega Capossela, che tra gli ospiti del suo Festival quest’anno avrà anche lo scrittore Erri De Luca, il liuto di Georgos Xilouris coni tamburi di Jim White, il cofondatore dei CCCP Massimo Zamboni, Ermanna Montanari del Teatro delle Albe… E pensare che cinque anni fa tutto partì dalla ritualità dello sposalizio come tradizione popolare. “Be’, in fondo lo sposalizio non è forse la rivoluzione più grande nella vita di una persona?”, scherza il cantautore, che ci racconta di questo ed altri progetti.

Vinicio facciamo un gioco: iniziamo questa intervista a rovescio. C’è qualcosa, per esempio, che non le viene mai chiesto durante le interviste e che invece vorrebbe tanto raccontare?

(Ci pensa un po’ prima di rispondere…, ndr) Il punto di vista di Polifemo per esempio… voglio dire che nessuno mi chiede mai, per esempio, perché ho scritto la canzone Vinocolo… cosa volevo dire? E’ una canzone che parla dell’ubriacatura del Ciclope, quindi del suo punto di vista e non di quello di Ulisse, al quale siamo, invece, abituati. Per il Ciclope Ulisse è un uomo piccolo che lo ha vinto con il vino. Tutto questo per dire che certe canzoni possono sembrare delle stranezze, ma in realtà raccontano semplicemente un altro punto di vista.

Girare all’incontrario, appunto. Come lo Sponz e in generale come ha sempre tentato di fare la sua musica, che sfugge ad ogni regola…

La mia musica è fuori dalla contemporaneità. Segue tempi diversi. Quando si è giovani si parla di amori, di viaggi, di delusioni, poi invece si comincia a parlare di Dio, del senso delle cose e della sete di apprendere. Però sono fondamentali per me Omero, Dante e la Bibbia, per il resto seguo le passioni del momento, che poi non è detto coincidano con i temi dell’attualità. Ma per il mito c’è sempre spazio, non si esaurisce mai.

Nel mondo in cui viviamo è ancora possibile cambiare punto di vista?

E’ possibile far girare le cose per sé. La rivoluzione parte dal singolo. Ognuno di noi è responsabile del proprio punto di vista.

Singoli e collettività… una delle caratteristiche dello Sponz è che c’è tanta voglia di costruire una comunità e farlo proprio partendo da un luogo in via di desertificazione come l’Irpinia credo sia particolarmente bello e stimolante.

Tutto nasce per fare comunità. Fare cose significa fare esperienza, che è opera di molti. Anche chi sceglie di dormire in certi luoghi incontra chi certi luoghi li vive o li abita, nel ricordo. Itaca in fondo la ritroviamo nei frammenti di molti. E lo Sponz ha senso solo lì, in quei posti, che possono essere anche faticosi, ma solo gli unici in cui si può creare il senso di comunità. Tutto questo pur non avendo dietro la struttura che hanno in genere i Festival, cioè le risorse economiche. Qui tutto si basa sullo scambio di opere e di fiducia.

Cosa la attira tanto dell’Irpinia, che in qualche modo torna sempre, anche nelle sue canzoni?

L’Irpinia per me è coma Macondo per Marquez. Non ci sono nato, né vi ho mai vissuto eppure per me quella terra è sempre stata un luogo speciale. Per esempio, sono felicissimo che allo Sponz quest’anno ci sarà anche Emir Kusturica perché i suoi film, pur non essendo ambientati lì, sono impastati di quella terra, di un’altra epica. Senza i suoi film, non avrei mai guardato a quei luoghi nello stesso modo. In fondo i Balcani, la Grecia, e certe zone d’Italia si assomigliano molto. E le persone di quelle zone, con tutti i loro difetti, sono straordinarie.

Cosa si prova ad ascoltare musica o a suonare all’alba?

Ascoltare musica mentre il sole si leva è un’esperienza unica. E anche cantare in un luogo piuttosto che in un altro non è la stessa cosa. La musica ha una potenza incredibile…

La scelta dei luoghi non è mai stata casuale per lei, anche nei suoi “Atti unici e qualche rivincita” si esibisce in luoghi diversi, dalla Basilica di Santa Maria delle Sanità di Napoli al Rifugio Gilberti di Sella Nevea a Tarvisio (Udine)…

Gli “Atti unici” non sono date di una vera e propria tournée, ma esercizi per contrastare la ripetizione. Che nella pratica si traducono nell’incontro fra diverse discipline: ci sono dei duetti, c’è una lettura dell’Odissea, c’è l’Orchestra Sinfonica… Pesco nel passato, faccio tesoro dei tanti anni di carriera e ne approfitto per organizzare nuovi incontri con vecchi compagni di viaggio o con avventurieri freschi d’incontro.

Sta scrivendo nuovi libri?

Ne ho già pronto uno, è un libro di lunga durata che raccoglie storie dal mondo dello spettacolo. Ma per ora non è in via di pubblicazione.

E anche un nuovo album…

Ho delle nuove canzoni. Ma non pubblicherò album. Dopo tanta pienezza mi prenderò un anno per stare fermo, voglio nutrirmi del vuoto.