Trattative rotte, dopo l’ennesima giornata di scioperi e blocchi. «Sciopero, sciopero generale urlavano ieri sera centinaia di lavoratori rimasti in piazza per tutto il giorno davanti a un palazzo Tursi blindato e presidiato, dopo che i sindacati hanno annunciato al megafano che il tavolo su Amt era saltato. E da oggi si ricomincia, con una città che sarà paralizzata per il quarto giorno di fila, e 500 mila genovesi che resteranno ancora a piedi.

Lo stesso scenario che si ripete da martedì: niente autobus, metropolitana ferma e cortei che partiti dalle rimesse sparse per la città hanno bloccato i caselli autostradali, la sopraelevata e tutti principali snodi del centro cittadino. La solidarietà dei genovesi non è mancata perché la protesta non sembra più riguardare la vertenza sull’azienda genovese del trasporto pubblico, ma sta assumendo i contorni drammatici di una battaglia per la sopravvivenza della città stessa. Alla lotta dei lavoratori Amt, la municipalizzata che il comune intende privatizzare, si sono uniti i dipendenti di Aster, l’azienda pubblica delle manutenzioni stradali e quelli di Amiu, l’azienda municipalizzata dei rifiuti. Per entrambe le società, controllate al 100% dal comune di Genova, è prevista la possibilità di una parziale privatizzazione con l’ingresso di partner industriali anche se in quota minoritaria. E anche i tassisti sono scesi in piazza a fianco dei tranvieri.

Ieri a Genova il clima era surreale: l’Aula Rossa chiusa, dentro palazzo Tursi blindato (ogni via di accesso è bloccata) presidiato da polizia municipale e agenti in tenuta antisommossa. Fuori l’«assedio»: migliaia di lavoratori in attesa per ore di «risposte chiare».

«La decisione di svolgere la seduta a porte chiuse – aveva spiegato il presidente del consiglio comunale Giorgio Guerello al termine di una riunione dei capigruppo a metà pomeriggio – fa seguito alle dichiarazioni rese oggi dal prefetto di Genova che ha indicato la necessità dello svolgimento regolare dei lavori dell’assemblea e, implicitamente, l’impossibilità di garantire il filtro che consentisse a una rappresentanza di lavoratori di assistere ai lavori dell’assemblea».

«Il Comune può scegliere tra le porte chiuse – aveva detto nel primo pomeriggio il prefetto di Genova Giovanni Balsamo – e quanto accaduto due giorni dà forte motivazione a questa scelta, oppure con un pubblico esiguo che non possa interferire con i lavori. La diretta televisiva garantisce la trasparenza della seduta. Oggi dobbiamo preservare la democrazia».
Riguardo allo sciopero selvaggio il prefetto ha chiarito: «Abbiamo inviato oggi le prime notifiche ai lavoratori, applicheremo tutte le sanzioni previste per l’interruzione del pubblico servizio. Bisogna essere consapevoli che questi comportamenti hanno delle conseguenze. Le sanzioni variano da 500 a mille euro».

Nell’aula del consiglio comunale i lavori iniziati a metà pomeriggio tra le polemiche, sono stati subito sospesi. Ai lavoratori di Amt, non sono bastate le parole di Marco Doria che, mercoledì sera, dopo due giorni di blocchi aveva chiarito che «l’azienda rimarrà pubblica fino a tutto il 2014». E nemmeno le modalità, visto che il sindaco ha convocato una conferenza stampa con i giornalisti prima di incontrare i sindacati. «Non ci fidiamo visto che una delibera del 2012 parlava chiaramente di privatizzazione e la delibera attuale fino all’ultima modifica faceva comunque riferimento a un advisor che deve fare una valutazione della società in vista della cessione» dice Michele Monteforte della Filt Cgil.

La questione che oggi pesa di più è la richiesta da parte del comune, ritenuta da Doria indispensabile per evitare il fallimento dell’azienda, è che i lavoratori debbano sottoscrivere per il 2014 un accordo quasi fotocopia a quello del 7 maggio 2013 che prevedeva pesanti sacrifici per i dipendenti, soprattutto gli autisti, per un risparmio complessivo di 8 milioni di euro, tra tagli a premi di produttività e rinuncia a un contratto integrativo siglato nel 2008. Già il referendum di maggio era passato per il rotto della cuffia, solo 54,6% dei tranvieri aveva detto sì. E i sindacati lo sanno bene: i lavoratori questa volta un accordo del genere non lo farebbero mai passare. Così il muro contro muro prosegue: Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Orsa chiedono che il Comune immetta beni immobili nel capitale sociale di Amt prima di aprire qualsiasi tavolo. La Giunta replica: «Nessuna pregiudiziale, la ripatrimonializzazione oggi non si può fare, più avanti vedremo». E i toni della protesta, che nonostante la rabbia diffusa, si sono mantenuti fino a oggi tutto sommato moderati, ora sembrano destinati a salire.

Questa mattina alle 9 ci sarà una nuova assemblea per i lavorarotir Amt alla sala chiamata al Porto, a cui si uniranno probabilmente I lavoratori Aster e quelli di Amiu. Poi a parlare sarà ancora una volta la piazza.