Parco nazionale col panorama delle trivelle? È lo scenario che si prospetta in Abruzzo, in provincia di Chieti. Il ministero dell’Ambiente ha infatti detto sì ad Ombrina Mare, ossia alla realizzazione di pozzi di petrolio off shore, a 3 chilometri e mezzo dalle splendide spiagge della Costa dei Trabocchi. Il progetto è stato approvato dalla commissione Via (Valutazione di impatto ambientale).

Sul sito del ministero si precisa che il parere è positivo, anche se con prescrizioni, e che è in preparazione il decreto di compatibilità ambientale. Gli stessi posti – la fascia litoranea – sono interessati dalla perimetrazione del nascituro Parco nazionale: da un lato dunque il ministero porta avanti la tutela dei luoghi, dall’altro ne fa scempio autorizzando le multinazionali del greggio. Idrocarburi in mare e vincoli a terra. «Né – spiega Enzo Di Salvatore, costituzionalista – la nascita del Parco, secondo il Codice dell’Ambiente e secondo le modifiche ad esso apportare dal Decreto Sviluppo del 2012, eviterà le trivellazioni: potrà bloccare le nuove concessioni, ma non i procedimenti in corso». Così i ghirigori dei delfini in acqua e le passeggiate tra valloni e calette, potrebbero essere intervallate dagli sbuffi di petrolio estratto al largo – ma non troppo – dalla società Rockhopper Exploration, che opera presso le Isole Falkland, che ha rilevato la Medoilgas Italia e che, per 24 anni, piazzerebbe una piattaforma e una mega-nave raffineria in una delle zone più caratteristiche dell’Adriatico.

Certo, da queste parti, sono decisi, a non far passare lo straniero. È rivolta, soprattutto degli ecologisti. E per il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, Pd, che ha sempre assicurato e rassicurato: «Il nostro sviluppo sarà nel turismo…», è un guaio. Perché il governo, sempre griffato Pd, è evidentemente di altri pareri. E lui deve districarsi tra i malumori dei cittadini, contrari a far trasformare il territorio in distretto minerario, e le stranezze romane, che, con lo «Sblocca Italia», hanno aperto agli ecomostri. D’Alfonso, per primo, e, a seguire, gli altri illustri esponenti del Pd, per questa faccenda, sono nel mirino, anche se la Regione Abruzzo, contro lo Sblocca Italia, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Di «vergogna della politica», parla la ricercatrice e docente universitaria in California, Maria Rita D’Orsogna, di origini abruzzesi e anni spesi in questa battaglia. «Nonostante tutte le balle sulle ’valutazioni transfrontaliere’ con la Croazia e le belle parole di ministri e funzionari sulla democrazia e sull’ambiente, eccoci qui. Trivelle e nave desolforante a pochi chilometri da riva. E la colpa è di tutti. A partire dall’ex governatore di centrodestra Gianni Chiodi che non seppe muovere una mosca contro Ombrina Mare a suo tempo; per seguire con Gianni Legnini (Pd) che invece di darsi da fare per il no, e per far rispettare il rigetto già decretato dello stesso ministero dell’Ambiente, decise di ’rimandare’ le decisioni con questa panzana dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). E poi le uscite infelici della Stefania Pezzopane, senatrice Pd. E poi ancora Luciano D’Alfonso che avrebbe potuto essere più incisivo nelle sue azioni. E ovviamente a tutti i sindaci che si sono opposti al Parco».

«Più che dalla Croazia – commenta il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua per voce di Augusto De Sanctis -, l’assalto dei petrolieri all’Adriatico parte dall’Italia e dall’Abruzzo. Si tratta della dimostrazione che il governo Renzi ha a cuore esclusivamente le sorti dei petrolieri che frequentano le sue cene di finanziamento».

«Insieme al terzo traforo del Gran Sasso, ’Ombrina Mare’ è forse il progetto più contestato che sia mai stato proposto in Abruzzo – denuncia il Wwf -. Come è noto si tratta di un intervento pesantissimo: sono previste la perforazione di 4/6 pozzi e la messa in opera di una nave/raffineria per il trattamento e lo stoccaggio della produzione di olio, oltre alla creazione di infrastrutture di collegamento». E se i 5Stelle parlano di Belpaese petrolifero, Rifondazione tuona: «Ai 40.000 che manifestarono a Pescara il 13 aprile 2013 contro Ombrina, il Pd ha finora risposto con le prese in giro in Abruzzo e con il voto sempre a favore della petrolizzazione in Parlamento».

Legambiente, invece, fa i conti: «Dagli studi presentati, si evince l’assurdità del progetto: greggio di pessima qualità e di quantità trascurabili, sufficiente a coprire a fatica lo 0,2% del consumo annuale nazionale; gas in quantità insignificante e sufficiente a coprire appena lo 0,001% del consumo annuale nazionale, con una ricaduta locale (in termini di royalties) equivalente all’importo di mezza tazzina di caffè all’anno per ogni abruzzese».