Sulle coste di Caldera, in Cile, 870 chilometri a nord di Santiago, sono stati ritrovati pezzi di metallo simili a rotaie, che riconducono al periodo più buio della storia cilena: la dittatura militare di Augusto Pinochet, che tenne in pugno il paese dal ’73 al ’90. Il materiale potrebbe essere stato usato per impedire che tornassero a galla i cadaveri degli oppositori, gettati in acqua dagli aerei durante i «voli della morte». A condurre gli inquirenti sul posto sono state le rivelazioni di un militare, il cui nome non è stato reso noto, che avrebbe confessato prima di morire.
I reperti vengono ora analizzati dal Laboratorio di criminalistica nell’ambito delle indagini condotte dalla giudice Patricia Gonzalez sulla Carovana della morte: con la quale i militari, sul finire del ’73, percorsero il paese e uccisero un centinaio di prigionieri politici. Nel libro Gli artigli del Puma (Sperling & Kupfer), la giornalista cilena Patricia Verdugo, purtroppo scomparsa, consegna i risultati delle sue indagini proprio su quei crimini. Il Puma è il nome dell’elicottero che trasportò gli assassini a caccia di oppositori, piombava all’improvviso sulle sue prede che sarebbero poi scomparse nel nulla dopo atroci torture. Uno sterminio che spianò la strada agli orrori annunciati con il colpo di stato militare contro Salvador Allende, l’11 settembre di quell’anno. Verdugo, intervistata sul manifesto del 28 marzo 2007, ha avuto il padre torturato e ucciso in quella circostanza. Nel ’98, la denuncia dei famigliari delle vittime, fra cui la giornalista, portarono all’apertura di un procedimento contro l’ex-dittatore Pinochet, che venne rinviato a giudizio nel 2005, dopo sette anni.
Le sue inchieste hanno supportato il lavoro della giudice Gonzalez. Secondo varie testimonianze, vi furono almeno 40 voli della morte, ognuno dei quali ha trasportato fra gli otto e i quindici corpi, chiusi nei sacchi e appesantiti con pezzi di metallo. Finora è emerso dall’oceano solo il cadavere di una docente comunista, Marta Ugarte, scomparsa nella regione di Coquimbo il 12 settembre del ’76. Le ultime stime della Commissione Valech, incaricata di indagare su detenzioni, sparizioni e esecuzioni durante la dittatura, hanno portato a 10.000 il numero delle vittime di tortura ai tempi di Pinochet. I voli della morte sono stati anche «un favore» che le dittature militari degli anni ’70 si scambiavano nell’ambito del Piano Condor ideato da Washington per cacciare gli oppositori politici ovunque si trovassero. In Argentina ne ha parlato per primo il militare pentito Adolfo Scilingo al giornalista Horacio Verbitsky, che ne dà conto nel libro Il volo (Feltrinelli). Dalle indagini su quel periodo aperte in Uruguay risultano infatti foto di cadaveri ritrovati dopo il ’76 sulle spiagge del paese.
Però i voli della morte e i desaparecidos non sono stati decisi solo dalle dittature sudamericane di quegli anni. In Venezuela, la Commissione contro l’oblio ha su questo tema un ampio lavoro di indagine che dimostra responsabilità analoghe nel corso degli anni ’60: quando governava la democrazia dell’alternanza (centrodestra e centrosinistra), portata ad esempio negli Usa e in Europa.