Nel 1971 Linda Nochlin scrisse Why Have There Been No Great Women Artists?, un saggio incentrato sull’analisi dei motivi per cui non ci sono state donne tra i protagonisti della storia dell’arte. Un intervento lucido e approfondito, nel quale l’autrice individua la risposta alla interrogazione del titolo in ragioni di natura sociale e culturale, notando che «la creazione artistica, sia per quanto riguarda l’evoluzione dell’artista stesso che per la natura e la qualità del lavoro artistico in sé, è il prodotto di una situazione sociale, un elemento integrante della struttura della società».

SE OGGI SONO molte le donne che hanno potuto scegliere la via dell’arte, conquistando visibilità solo grazie alla qualità del loro lavoro, sappiamo bene che, ancora negli scorsi decenni, era complicato decidere di essere artiste ed era poi davvero difficile riuscire a trovare lo spazio che avrebbero meritato le loro ricerche.
Molto preziosa, in questo senso, è stata l’attività di Romana Loda, perché tra le prime ha portato avanti un’azione concreta, volta a contrastare la forzata assenza delle artiste nel racconto ufficiale e istituzionale dell’arte.
Giusto e doveroso, quindi, è l’omaggio che le hanno fatto nel decennale della morte due gallerie di Brescia, città in cui Loda è nata e dove ha trasferito la sede della Galleria Multimedia, inizialmente aperta ad Erbusco.

Prendendo spunto dal titolo della prima mostra di sole donne da lei allestita, la Galleria dell’Incisione presenta Coazione a mostrare (fino al 6 dicembre) con opere di alcune delle artiste, anche straniere, che Loda aveva seguito e presentato: Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Carla Cerati, Betty Danon, Amelia Ertlinger, Elisabetta Gut, Ketty La Rocca Lucia Marcucci, Verita Monselles, Gina Pane e Betty Skuber.

APALAZZO GALLERY presenta invece Il volto sinistro dell’arte. Romana Loda e l’arte delle donne che, curata da Raffaella Perna, aperta anche questa al pubblico sino al 6 dicembre, ricostruisce con piglio filologico l’omonima mostra curata da Loda alla Galleria De Amicis di Firenze nel 1977 con il lavori di sedici artiste (Marina Apollonio, Bentivoglio, Valentina Berardinone, Tomaso Binga, Renata boero, Dadamaino, Giosetta Fioroni, Marcucci, Libera Mazzoleni, Monselles, Stephanie Oursler, Lucia Pescador, Sandra Sandri, Suzanne Santoro e Grazia Varisco) «scelte tra le punte più avanzate della neoavanguardia italiana degli anni sessanta-settanta, operanti in campi di ricerca assai diversificati», come ricorda Perna nel catalogo di entrambe le rassegne Romana Loda e l’arte delle donne.

Non è mai mancata, infatti, da parte di Loda una grande attenzione per la qualità delle ricerche delle autrici che invitava ad esporre: ha sempre costruito le sue rassegne con precisi criteri selettivi, sulla base di un giudizio di valore che ha guidato le sue scelte, permettendole di raggiungere una perfetta sintesi tra pratica femminista e attività di gallerista. Qualcosa per cui veramente bisogna ricordarla con riconoscenza.