Poche sono state in Italia le riflessioni, gli incontri, le riprese del pensiero di Félix Guattari nell’anno appena trascorso, trentennale della morte del filosofo. A fare luce su un aspetto meno famoso della sua complessa, densa attività e della sua scrittura arriva un progetto/mostra di Michele Corleone e Antonia Gozzi appena inauguratosi presso la Galleria Interzone di Roma (via Macerata 46), La caduta della R: uno studio su Ritournelles di Félix Guattari.

IL LAVORO, che è pensato con un’articolazione in capitoli e come un testo aperto, prende le mosse dalla nuova traduzione integrale con testo a fronte a cura di Gozzi di Ritournelles che è un testo molto lontano dallo stile più noto del Guattari teorico.
Pubblicato postumo nel ’99 è una sorta di autobiografia poetica, rapsodica, fatta di particolari, lampi, rimbalzi reali e onirici, costruzione di immagini e infanzia, guerra, amore, politica, quel maggio del 68, pazienti. Benché il concetto di ritornello sia ben presente nell’architettura teorica di Deleuze e Guattari, basti ricordare il piano 11 di Mille Piani intitolato appunto 1837. De la ritournelle, il libro attorno a cui il progetto ha preso corpo, che nacque come un’idea di romanzo che doveva intitolarsi 33333 e cambiò nel corso del tempo, presenta un insolito Guattari, volutamente in solitaria, che fa affiorare un aspetto più apertamente artistico composto da colori, oggetti, odori, citazioni, musica. Per usare il suo linguaggio, sono circa ottanta pagine molecolari in cui Guattari non scrive di produzione di soggettività, la produce con un carattere stratigrafico ma infine molto coerente.
Il testo diventa nel progetto/mostra un poetico orientare al fare, il ritornello fa mondo, costruisce cose e senso. La parte espositiva, infatti, approfitta dell’ambiente reale della galleria per costruire altri spazi sia visivi che sonori.

Ritournelle (Michele Corleone)

«LO SPAZIO CREA la materia di espressione», spiegano Gozzi e Corleone, fotografo e filmmaker a lungo collaboratore dei poeti e scrittori della Beat Generation, riprende quell’idea del rimbalzo per tessere una trama tra le tracce di Ritournelles e la sua memoria costruendo uno spazio fatto non di libere associazioni ma di sottili fili ritrovati che si imprimono sulla pellicola.
Super ingrandimenti di polaroid a cui si sovrappongono fotografie più piccole in un continuum di immagini mai cronologiche che uniscono fotografia istantanea e fotografie manipolate, ricomposte, rese collage, con un andamento da objets trouvés da cui sembra affacciarsi quel bambino che in Mille piani canta per creare un territorio altro e condiviso in una sorta di intima ricomposizione del caos della memoria.

LE FOTOGRAFIE ESPOSTE non costituiscono casualmente una partitura perché l’intero progetto è pensato come un continuo scambio tra immagine e musica e infatti Gozzi, compositrice, esecutrice di musica elettronica, acustica e improvvisata spesso su timbri e modalità vocali, ispirandosi anche alla punteggiatura di Ritournelles – che spesso appare sbagliata rispetto alla rigidità codificata – ha composto delle performances musicali e sceniche creando a sua volta un altro spazio perimetrato dalla materia sonora e al tempo libero come un’improvvisazione.
Il capitolo #1 del progetto di Interzone presenta anche una serie di incontri trasversali tra fotografia, suono, parola, studio dello spazio scenico, cominciando domani (alle 18,00) con la presentazione della nuova traduzione: ne dialogheranno Gozzi e Corleone con Daniela Angelucci, studiosa di Deleuze e Guattari e docente di estetica a Romatre.
Il 4 febbraio si proseguirà con «Félix Culpa» performance musicale live da Ritournelles, con Elisa Abela, Antonia Gozzi, Alice Salvagni e Ramuntcho Matta, musicista, producer, sound designer che di Guattari fu anche paziente trasferendosi per qualche tempo a La Borde, la clinica psichiatrica in cui Guattari lavorò dal 1955 fino alla morte.
Si concluderà a marzo quando Antonia Gozzi presenterà Ritournelles – la chute du R, performance live per voce e musica, con l’attrice Caroline Chaniolleau, Elisa Abela e la collaborazione di Caterina Gozzi.