Dopo una giornata di aperta rottura tra il presidente e il partito, ieri i repubblicani hanno ritirato la contro-riforma della sanità voluta da Trump e che doveva essere votata ieri.

Poco prima della votazione lo speaker dei repubblicani al Congresso, Paul Ryan, aveva annunciato a Trump che il partito non aveva i voti necessari a sostituire la riforma di Obama, la Affordable Care Act (Aca). Un annuncio-bomba, seguito alle minacce del presidente che giovedì aveva inviato un messaggio schietto ai repubblicani: o supportate il Trumpcare o verrà lasciata in vigore quella del predecessore.

Ryan si è presentato alla Casa Bianca con la conta dei voti: i “ribelli” nel partito sarebbero 33-34, troppi per far passare la contro-riforma di Trump. Servivano infatti 216 voti a favore, obiettivo raggiungibile se i 237 deputati repubblicani avessero votato in blocco.

Ma la fronda dei 33-34 “ribelli” è troppo ampia: più di 200 i sì contro 220 no. E alla fine la riforma è stata ritirata, nel giubilo dei deputati democratici. Secondo fonti della Cnn sarebbe stato lo stesso Trump a chiedere a Ryan di annullare la votazione. Ma fonti della Casa bianca dicono il contrario: il «tradimento» è arrivato dalla leadership del partito.

Durante la discussione a porte chiuse con lo speaker, l’inquilino della Casa bianca aveva detto a chiare lettere di voler andare comunque al voto. Una sorta di test di fedeltà per mettere al muro chi avrebbe deciso di esprimere il proprio dissenso.

Invece non si è votato: un colpo durissimo, dopo le bocciature legali del primo Muslim Ban. Sanità e bando anti-islamico sono stati i cavalli di battaglia di una brutale campagna elettorale che ora perde i pezzi dall’interno.

Dallo Studio Ovale Trump si arrampica sugli specchi, dando la colpa a mancati voti dei democratici e poi chiedendo una riforma bipartisan: «Lo dico da un anno e mezzo: la miglior cosa è far esplodere l’Obamacare. Sta esplodendo ora».

In conferenza stampa Ryan abbozza: «[Trump] è stato fantastico, ha fatto tutto quel che poteva». E aggiunge: sono stato io a suggerirgli di ritirare la riforma. «Dovremo convivere con l’Obamacare per un altro po’». Non ci sono piani B.

Sulla sanità il partito, nonostante non ami l’Aca, è spaccato in tre filoni: chi appoggia il nuovo disegno di Trump; la destra repubblicana che trova la nuova proposta troppo simile alla precedente e vorrebbe una cancellazione e riscrittura totale; ed i moderati che invece pensano che la legge sanitaria andrà a danneggiare proprio quella classe media impoverita che è già una parte debole della nazione.

Le manifestazioni di dissenso della base repubblicana, che era contro l’Aca ma che ora non vuole sostituirla con il cambiamento di Trump, ha portato i tre filoni a divergenze chiaramente insanabili.

Situazione simile anche per il voto sul giudice della Corte Suprema: secondo il senatore repubblicano Lindsey Graham, se i democratici si opporranno come promesso attuando un ostruzionismo tramite filibuster, allora non ci sarà altra scelta che attuare la cosiddetta mozione nucleare che abbassa il quorum dell’eleggibilità dal 60% al 50% dei consensi. Insomma, si va sul muscolare.

Anche fuori dai cancelli della Casa bianca non sono mancate le manifestazioni di protesta: durante tutta la giornata una folla si è ritrovata per dire no ai tentativi trumpisti di affossare l’Obamacare che ha esteso la copertura sanitaria a vaste porzioni della popolazione, 14 milioni di persone prima scoperte.

Ma mentre queste due votazioni sono i titoli principali, stanno passando altre leggi non meno importanti, che smantellano i passi avanti fatti da Obama e che riguardano ambiente e la privacy.

Sul fronte ambientale viene rilanciato un grande progetto petrolifero che gli ambientalisti avevano sperato fosse sepolto: l’amministrazione ha annunciato ieri di aver concesso il permesso per la costruzione del famigerato oleodotto Keystone XL.

Il progetto, che riguarda la spedizione di 800.000 barili di petrolio al giorno dalle sabbie bituminose del Canada alle raffinerie della Costa del Golfo, era stato respinto da Obama lo scorso anno, mossa festeggiata dai nativi americani per le cui terre dovrà passare l’oleodotto, e dagli attivisti ambientalisti.

Il veto era arrivato poco prima che l’ex presidente firmasse l’accordo internazionale sul riscaldamento globale a Parigi, ma Trump già in campagna elettorale aveva promesso di annullare il lavoro del predecessore sui cambiamenti climatici, al fine di promuovere lo sviluppo dell’industria del petrolio.

Sempre sul fronte ambientale verranno cancellate da Trump tutte le tutele messe in atto da Obama; il nuovo presidente ha aperto la strada, sia via terra che via aerea, alle caccia in Alaska dove ora si potrà sparare anche dall’alto, da un elicottero, ad esempio.

Ad essere letteralmente nel mirino sono orsi, lupi e volpi. Il Senato ha approvato un Congressional review act (Cra) che permette di uccidere intere famiglie di orsi in letargo, direttamente nelle loro tane, cuccioli inclusi e lo stesso vale per i lupi e le volpi, mettendo così a rischio la vita della fauna selvatica che vive in Alaska.

Brutte notizie anche sul fronte della privacy, dove il Congresso ha deciso di smantellare le protezioni della privacy su internet volute da Obama. Giovedì la legge che obbligava i provider internet a chiedere il consenso ai propri utenti prima di poter condividerne dati finanziari, cronologia di navigazione, informazioni personali, su salute e propria famiglia, è stata cancellata.

Il conservatore Ajit Varadaraj Pai, nuovo capo della Fcc, ha proposto al Senato una legge che non riguarda solo gli americani ma anche i non statunitensi, canadesi ed europei inclusi. Con le vecchie regole, colossi come AT&T, Charter, Comcast e Verizon erano obbligati a dichiarare quali dati venivano raccolti e come venivano utilizzati in caso di vendita o cessione ad altre aziende, e erano inoltre costretti a mettere a disposizione degli utenti gli strumenti necessari per gestire in modo consapevole le proprie tracce online.

Con il nuovo ordine esecutivo Trump chiede di non rispettare la riservatezza degli americani e dei non americani al fine di limitare l’anonimato online in nome della sicurezza nazionale. In realtà una regolamentazione poco rigida rende possibile ai provider di disporre i dati di navigazione degli utenti, merce di enorme valore: le agenzie di marketing possono facilmente profilare l’utenza e trarne guadagno.

Le associazioni per i diritti civili hanno subito dato battaglia: il timore di violazioni e discriminazioni non è infondato.