L’annuncio dei risultati positivi del vaccino di AstraZeneca nei test svolti in Usa non ha eliminato tutti i dubbi sulla sua efficacia, anzi. Poche ore dopo la notizia che il vaccino avrebbe dimostrato un’efficacia del 79%, il comitato di controllo dei dati e della sicurezza (Data and Safety Monitoring Board, Dsmb) che vigila sulla sperimentazione ha espresso «preoccupazione perché AstraZeneca potrebbe aver comunicato informazioni non aggiornate sul trial clinico». La comunicazione di AstraZeneca «potrebbe fornire un quadro incompleto sui dati di efficacia. Invitiamo l’azienda a collaborare con il Dsmb – prosegue il comitato – analizzando i dati sull’efficacia e garantire che le informazioni più aggiornate siano rese pubbliche il più rapidamente possibile».

Secondo il Washington Post, che ha letto la lettera inviata dal Dsmb all’azienda, i dati aggiornati mostrano un’efficacia del vaccino compresa tra il 69% e il 74%. L’azienda ha ammesso che i risultati comunicati si riferiscono ai dati raccolti fino al 17 febbraio e ha annunciato la volontà di soddisfare le richieste del Dsmb: «Puntiamo a pubblicare i risultati aggiornati entro 48 ore».

LA PRESA DI POSIZIONE pubblica del Dsmb è molto inusuale. I ricercatori che conducono la sperimentazione di norma concordano la comunicazione pubblica con il comitato di controllo, solitamente nominato dalla stessa azienda. Stavolta, trattandosi di un vaccino che ha ricevuto 1,2 miliardi dal governo statunitense, il comitato è stato scelto dal Niaid, l’istituto diretto dal virologo Anthony Fauci, e gode di una maggiore indipendenza. Se fosse provato che l’azienda ha consapevolmente diffuso dati non accurati, anche gli organi di controllo delle attività finanziarie potrebbero aprire un’inchiesta, visto l’impatto economico di queste comunicazioni. Alla borsa di Wall Street, il titolo dell’azienda ieri ha perso gran parte del valore guadagnato il giorno precedente.

In ogni caso, l’episodio suggerisce che tra azienda e comitato di controllo vi siano divergenze in merito ai risultati dello studio, e questo danneggerà ulteriormente la reputazione del vaccino AstraZeneca. Il Dsmb ha menzionato esplicitamente che il disaccordo riguarda i dati sull’efficacia del vaccino e questo, se non altro, fuga eventuali dubbi sulla sua sicurezza.

Secondo il New York Times, anche a causa di questi ritardi il vaccino non sarà disponibile negli Usa prima di maggio, quando la campagna vaccinale potrebbe non averne più bisogno. Già un quarto degli statunitensi sono stati vaccinati con almeno una dose dei vaccini Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson.

Il pasticcio sui dati è l’ultimo incidente del percorso travagliato del vaccino sviluppato dall’università di Oxford. Dalle prime sperimentazioni, infatti, oltre a risultati scientifici non sempre convincenti l’azienda è inciampata in frequenti gaffe di comunicazione, mancate consegne e diffidenze sugli effetti collaterali del vaccino (per colpe non sue).

Anche i test compiuti in Europa erano stati funestati dagli errori, con dosaggi errati, ritardi tra le dosi e conseguenze paradossali: i volontari che avevano seguito il protocollo erano alla fine risultati meno protetti (62% contro 81%).

L’AMMINISTRATORE DELEGATO Pascal Soriot, invece di ammettere l’errore, aveva parlato di «formula vincente». Tra i dubbi degli esperti, i paesi europei avevano scelto di fissare a 12 settimane l’attesa per il richiamo, una soluzione che aveva anche permesso di aumentare la platea dei vaccinati senza preoccuparsi troppo delle scorte. Sin dall’inizio della campagna, AstraZeneca non ha rispettato gli impegni nelle forniture delle dosi all’Europa, facendo capire di aver venduto più vaccini di quanti fosse in grado di produrne. Secondo la direttrice generale per la salute della Commissione europea Sandra Gallina, finora l’azienda ha consegnato «un quarto delle dosi pattuite», perché «sta producendo solamente in una delle cinque fabbriche che erano state indicate nel contratto».

ANCHE LA SICUREZZA del vaccino è stata spesso sotto esame. Per un sospetto di una grave reazione a neurologica, gli studi sono stati sospesi per un mese e mezzo negli Usa in attesa di scagionare il vaccino. L’ultimo incidente, più grave ma non imputabile ad AstraZeneca, ha riguardato le segnalazioni di trombosi anomale in poche decine di persone vaccinate con AstraZeneca. Nonostante le rassicurazioni dell’Agenzia europea del farmaco i governi hanno dapprima interrotto le vaccinazioni, per poi riprendere quasi ovunque ma con criteri di età diversi da paese a paese. Il risultato è che intorno al vaccino i dubbi invece di diminuire si sono moltiplicati.