C’è un calciatore irlandese che si chiama Robbie Keane. Ha giocato per il Leeds, gli Spurs, poi il Liverpool, ancora gli Spurs, il Celtic, e addirittura per l’Inter per un certo periodo. Ultimamente gioca in India. Era bravo – è stato anche il capitano della squadra nazionale – ma veniva preso un po’ in giro perché ogni volta che cambiava squadra aveva l’abitudine di dire che stava realizzando un sogno che si portava sin da bambino. Come se quando era piccolo i muri della sua camera da letto fossero ricoperti dai poster delle squadre per le quali avrebbe poi giocato.
Quando sento che un regista sta per realizzare un progetto che sognava da tempo, un progetto che di solito parte da una sceneggiatura scritta trent’anni fa e che va avanti da tempo, ripenso a Robbie. Spero che sia solo un modo di dire; una frase che strizza l’occhio all’entusiasmo degli investitori o al pubblico futuro perché se fosse davvero sincera e provenisse da un sogno durato decenni, si tratta molto probabilmente di una schifezza. «Toys – Giocattoli» di Barry Levinson era una sceneggiatura scritta negli anni Settanta che non riuscì a portare avanti fino a quando non divenne talmente coronato da successo che gli studio non poterono rifiutarsi; tuttavia le ragioni per cui per tutti quegli anni la sceneggiatura fu rifiutata erano ottime. E infatti il film si rivelò un disastro. Il momento in cui un regista può permettersi di realizzare il progetto che per anni ha tenuto nel cassetto viene spesso seguito da una caduta imbarazzante. Si veda George Lucas e Howard e il destino del mondo! O Polanski e «I Pirati». Qualche volta il soggetto, il tema sono troppo vicini al regista, fanno già parte di un suo panorama immaginario senza che ci sia la necessità di sviscerarli in maniera più esplicita.
Come regista di «Peter Pan», Spielberg era talmente ovvio che il suo Hook divenne superfluo. O lo stesso Spielberg e «Tintin», un sogno da cui Peter Jackson ci ha svegliati prima che cadessimo dal letto. Per ogni sogno realizzato – «Tree of Life» per esempio – ci sono decine di incubi. Questa settimana Terry Gilliam arriva sugli schermi con «L’uomo che ha ucciso Don Chisciotte» e lascio a voi decidere se davvero è valsa la pena lavorarci per decenni prima di ultimarlo e portarlo davanti al pubblico. Ma la verità è che non può certamente superare il documentario «Lost in La Mancha» e il suo racconto di un viaggio epico fallito. La realtà non può competere con i sogni.