Ho ricevuto da un’amica, via fb, un indovinello che imbriglia anche in una catena. Di solito ignoro questi giochi, ma essendo l’amica intelligente, brillante ricercatrice e non adusa a simili facezie, mi sono lasciata coinvolgere. Ecco il quesito che, attenzione, contiene una sottile perfidia. Dice: «Sono le sette del mattino. Siete addormentati ed improvvisamente bussano alla porta. Dietro la porta ci sono i vostri genitori che sono venuti da voi per fare colazione. Nel vostro frigo ci sono pane, latte, succo di frutta e un barattolo di marmellata. Per rispondere, che cosa aprite per prima? «* Rispondete solo con un messaggio privato, le risposte messe nei commenti saranno cancellate*». Nota della mia amica: per ora nessuno ha indovinato. Leggete con attenzione.
Sicura della soluzione, che mi appare semplice, seguo le istruzioni e in privato rispondo: la porta. Immediatamente l’amica replica: «Anch’io avevo detto la porta. La risposta invece è Messenger. Perché la domanda non è cosa fai per aprire ai genitori, ma cosa fai per rispondere a me». Rifletto, rileggo e penso che, accidenti, è vero, e questo significa che non avevo letto bene il quesito che in effetti dice «Per rispondere, che cosa aprite per prima?»”. Poi ci ho ripensato e mi sono detta che invece no, la risposta giusta è «La porta» ed ecco perché.

IO E LA MIA AMICA apparteniamo a una generazione molto precedente ai nativi digitali e ai social network, e quindi abbiamo ragionato in modo empatico immedesimandoci prima di tutto nella situazione: genitori fuori dalla porta che sono venuti per fare colazione, rapido pensiero sulle provviste in frigo e subito apri perché mica lasci due persone che conosci così bene fuori ad aspettare. Apriresti anche se il frigo è vuoto, tanto il mondo è pieno di bar dove farsi caffè e brioche.

IL «PER RISPONDERE» è poi interpretabile in più modi perché può sì voler dire «Per rispondere a me», ma anche «Per rispondere a chi ha suonato il campanello». Chi ha deciso che la risposta esatta è Messenger, ovvero l’applicazione affiliata a Facebook e che serve per i messaggi privati, mette in primo piano non la situazione, ma la meccanica della risposta facendo così assurgere a star dell’indovinello Messenger e non la porta.
Probabilmente un ragazzino nato dopo o con i social network, e quindi già immerso nei loro automatismi, avrebbe risposto come vogliono loro al quesito e questo non significa che è dotato più di noi, ormai vintage, di logica, ma che è già imbarcato mani, piedi ed empatia nel meccanismo delle applicazioni e dei social network e che, di conseguenza, forse avrebbe considerato secondario aprire la porta lasciando i genitori lì fuori ad aspettare, o che forse avrebbe prima aperto il latte, il succo di frutta e la marmellata e poi la porta a mamma e papà.
Infine, c’è un particolare che conferma come questo indovinello serva soprattutto ad aumentare il traffico e l’uso di Facebook e Messenger. Se rispondi sbagliato, chi ti ha mandato l’indovinello dovrebbe inviarti, sempre via Messenger, una foto scelta dal tuo profilo e tu dovresti pubblicarla nella tua bacheca rilanciando il quesito. Significa che il proponente dovrebbe ravanare nelle tue foto, sceglierne una, prendersi la briga di mandartela e tu, bravo bravo, rilanciare foto e l’ingannevole indovinello. Le pensano davvero tutte per fari sì che tu gli fornisca, a gratis, pubblicità. Ho ricevuto la foto dalla mia amica, ma mi sono ben guardata dal divulgare e rilanciare tutto l’ambaradan. E comunque torno alle mie vecchie abitudini, mai più una catena in vita mia.

mariangela.mianiti@gmail.com