Ieri sono entrate in vigore in Spagna le prime misure del pacchetto sul risparmio energetico approvate dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento impone di abbassare massimo a 27 gradi d’estate e di alzare a non più di 19 gradi in inverno la temperatura negli edifici pubblici, negli spazi commerciali e culturali e nelle infrastrutture del trasporto pubblico, e di spegnere le luci delle vetrine e degli edifici pubblici dalle 22. Le porte esterne di istituzioni ed esercizi commerciali dovranno rimanere chiuse finché il riscaldamento o il raffreddamento sono in funzione.

L’obiettivo, fissato dall’Ue, è ottenere un calo dei consumi di gas del 15% in previsione di un possibile taglio netto delle forniture da parte di Mosca. Non si tratta certo di misure draconiane, e numerosi esperti speravano in una riduzione maggiore dei consumi (per ora limitata ad un 7-8%) associata ad un calo dell’utilizzo delle fonti fossili per contrastare il surriscaldamento globale. Centri sanitari, scuole e università, parrucchieri, lavanderie e mezzi di trasporto, tra gli altri, sono esentati dai nuovi limiti e il governo spagnolo ha scartato il blackout notturno dei monumenti. Bar e ristoranti potranno poi abbassare la temperatura a 25 gradi per garantire ai dipendenti condizioni di lavoro accettabili.

Gli inadempienti potranno essere sottoposti ad una sanzione fino a 60 mila euro per infrazioni lievi, fino a 6 milioni per quelle gravi e fino a 100 milioni per quelle molto gravi. Ma il piano di risparmio energetico, ha spiegato la ministra per la Transizione Ecologica Teresa Ribera, prevede un periodo di transizione durante il quale chi non lo rispetterà verrà ammonito e invitato ad adeguarsi, ma non multato.

Appaiono quindi pretestuose le proteste e le polemiche scatenate dalle opposizioni di destra che, come durante la fase acuta della pandemia, tentano di boicottare le nuove misure e allarmano l’opinione pubblica diffondendo false notizie.

La capofila del «no» è la presidente della Comunità di Madrid Isabel Díaz Ayuso, che aspira alla scalata ai vertici statali del Pp e sembra aver trascinato con sé anche il leader nazionale del partito Alberto Núnez Feijóo, che pure nei giorni scorsi aveva proposto misure simili a quelle appena implementate. All’insegna dello slogan «Madrid non si spegne» Ayuso ha annunciato un ricorso al Tribunale Costituzionale perché il decreto invaderebbe le competenze degli enti locali.

Un dirigente popolare, Miguel Tellado, ha invece invitato l’esecutivo a ritirare il provvedimento e a riscriverlo insieme alle opposizioni mentre varie regioni governate dalle destre hanno chiesto a Sánchez di rinviare l’entrata in vigore del pacchetto, proponendo misure alternative vaghe e spesso in contraddizione tra loro. Da parte sua l’estrema destra di Vox, non estranea a posizioni negazioniste sul cambiamento climatico, lancia strali a favore della sovranità energetica e contro «le imposizioni climatiche degli organismi sovranazionali».