La voce come «pura potenzialità sonora». Si muove intorno a questo concetto la mostra allestita per quasi tre mesi (9 aprile-30 giugno) in un’ampia ala al primo piano del Palazzo delle Esposizioni. Un connubio tra arte, evoluzione e scienza, Il corpo della voce – curata da Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano nonché primo progetto del nuovo cda dell’Azienda Speciale Palaexpo, si concentra soprattutto sul progetto di ricerca artistica e sperimentazione di Demetrio Stratos, Cathy Berberian e Carmelo Bene.

FOTO, MATERIALI RARI, video attinti dal patrimonio di Raiteche e apparecchiature elettroniche, nonché documenti, aree di ascolto che introducono al lavoro dei tre artisti. La prima sezione – curata dal medico chirurgo Franco Fusso, offre agli spettatori un percorso incentrato sullo strumento vocale, studiato all’interno della cavità di risonanza dove si configura la voce nella sua carnalità. «La mostra – spiegano le curatrici – indaga la possibilità in divenire della voce nella sua entità di ’fatto sonoro’, snvincolata dalla necessità di significare, di comunicare. Stratos, Bene, Berberian sono i tre artisti che nel secondo Novecento hanno intrapreso all’interno di questo orizzonte di senso una ricerca sulla voce spingendosi oltre i limiti dell’impossibile». La voce di Antonin Artaud introduce alla ricerca vocale di Demetrio Stratos che dal pop dei Ribelli si sposta al rock progressive degli Area e soprattutto nella fase solista, alla ricerca vocale che lo porterà all’incontro con John Cage.

DUE SEZIONI della mostra, con materiali fotografici e frammenti di trasmissioni televisive attinte dalle teche Rai, ricostruiscono il percorso delle «mille voci» di Cathy Berberian, mezzosoprano americana di origini armene: dalle collaborazioni con John Cage e Luciano Berio che compongono per lei rispettivamente Aria e Thema (Omaggio a Joyce) mentre su uno schermo appare la performance integrale di un «perfetto saggio di onomatopea vocale» ispirato ai personaggi delle strip a fumetti, scritto dalla stessa Berberian nel 1966, Stripsody, nato dalla collaborazione con Umberto Eco e il pittore Eugenio Carmi. Anche Carmelo Bene compie esperimenti sulla voce, fin dai Sessanta, indagando intorno alle possibilità espressive dei mezzi di campionatura. Vengono proposti al visitatore frammenti dagli spettacoli concerto creati sul principio degli anni ’80. Accanto alla mostra, una serie di eventi speciali, rassegne cinematografiche e laboratori.