È sempre più evidente: la «transizione ecologica» ancora ieri citata da Beppe Grillo con un post sul suo blog personale è la chiave di accesso al governo Draghi ma anche, nelle intenzioni del garante e co-fondatore del Movimento 5 Stelle, il viatico per infondere nuova vita alla sua creatura.

Grillo lo ha detto senza giri di parole ai parlamentari che ha incontrato a Roma. La fase del M5S anti-Casta si è chiusa con la prima parte di questa legislatura, adesso il Movimento sta implodendo perché non ha alcuna identità, quindi deve ritrovare una sua mission. Questa è più o meno la sintesi del ragionamento con il quale ha provato a convincere i suoi della necessità di una inversione radicale. In cuor suo, però, e dialogando con i collaboratori più vicini, avrebbe maturato idee ancora più nette, convinto del fatto che utilizzando lo schema populista «Alto vs. Basso» il M5S avrebbe sì fatto il pieno di voti, pescando a destra e a sinistra, ma avrebbe anche imbarcato parlamentari incontrollabili perché troppo diversi tra loro. Quella finestra va chiusa prima che il M5S resti definitivamente stritolato nell’entropia del caos interno.

Grillo ritorna a fare il condottiero e torna a squadernare i temi ecologisti che aveva portato in dote agli albori del M5S, come ha spiegato ieri su questo giornale il suo ghost writer Marco Morosini. Lo fa scegliendo il campo d’azione del centrosinistra, e la figura di Giuseppe Conte, per costruire una forza verde che punti a coniugare innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. Sarebbe una forma anomala, all’italiana, del partito ecologista che in Italia non ha mai raggiunto percentuali a doppia cifra. Si sa che i Verdi europei hanno a più riprese rifiutato di accogliere nel loro gruppo il M5S in cerca di collocazione dopo la fine dell’esperienza con la destra di Nigel Farage. La bocciatura deriva, appunto, dal fatto che i 5 Stelle in passato hanno agito assieme alle destre (prima con Farage in Europa e poi al governo con Salvini in Italia) e dalla diffidenza verso la piattaforma proprietaria Rousseau attorno al quale ruotano le fasi salienti del M5S.

A proposito di Rousseau, la svolta di Grillo verso un ritorno al futuro ambientalista per il M5S rimanda a una fase della vita dell’attore nella quale non era ancora avvenuto l’incontro con Gianroberto Casaleggio. Grillo, con il suo intuito televisivo per i gusti dell’italiano medio, ci mise del suo ma il passaggio dalle issues ambientaliste a quelle anti-casta venne ispirato anche da Casaleggio Senior, che proveniva da un periodo di collaborazione con l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro e che era alla ricerca del testimonial giusto che conducesse la crociata sulle macerie del sistema dei partiti. La scelta di interpretare quel personaggio era nelle sue corde ma gli costò anche una virata dalla traiettoria che aveva intrapreso fin dall’inizio degli anni Novanta. Ora tenta la marcia indietro.