È di martedì la notizia che il Paramount Network ha cancellato dai propri palinsesti la serie Cops. Giunto alla sua 33esima stagione il pulpissimo reality poliziottesco, avrebbe dovuto riprendere a partire dal 15 giugno. La rete tv, dicono i portavoce, non anticipa per ora di riprendere la sua messa on onda. Considerando non solo l’indelebile video della morte di George Floyd e le immagini di un paese in rivolta contro la violenza degli uomini in blu, ma il fatto che in parecchi stati si stanno introducendo leggi per limitare i finanziamenti alla polizia, quando non si parla addirittura di abolirla, la decisione di Viacom/Cbssembra oculata dal punto di vista del mercato, e anche un gesto di sensibilità nei confronti del presente.
Lungamente criticata per il suo punto di vista esaltatorio nei confronti degli aspetti più repressivi dell’attività delle forze dell’ordine, Cops probabilmente ha fatto il suo tempo.

DI VALENZA completamente diversa la scelta della nuova fiammante piattaforma streaming della Wb, Hbo Max, che ha annunciato -sempre martedì – la «temporanea» rimozione di Via col vento (1939) dalla lista dei film offerti agli abbonati. «Via col vento è un prodotto del suo tempo e descrive sgradevoli pregiudizi etnici e razziali sfortunatamente comuni nella società americana. Queste rappresentazioni razziste erano sbagliate allora e lo sono oggi. Mantenere questo titolo senza una spiegazione e una denuncia di quella rappresentazioni sarebbe irresponsabile»,diceva il comunicato stampa della piattaforma, motivando in modo asettico, legalese, quello che è al meglio un opportunistico, superficiale, gesto di corporate public relation, e al peggio una censura. L’idea di ripulirsi la coscienza degli errori del passato cancellando l’arte (o – in un altro dibattito culturale del momento – le statue equestri) che lo hanno rappresentato è non solo profondamente stupida, ma profondamente pericolosa in una società democratica. Impedire a uno spettatore del presente di fruire di un’opera d’ arte «in prospettiva», tenendo conto del contesto storico in cui è stata creata, è – prima di tutto- negare l’intelligenza dello spettatore.

MA ANCHE l’evoluzione della cultura e la realtà del progresso -o regresso- sociale, articolato nel tempo; condannandoci tutti all’orribile, banale, intransigenza di questo asfissiante presente culturale, in cui quello che non piace, è problematico, o semplicemente complicato diventa inaccettabile.
E va rimosso. Ancor più deprimente, il fatto che la richiesta di cancellare Via col vento – la popolarità del film ha un plusvalore simbolico, ovvio, non che sia più o meno razzista di altri contemporanei- sia stata lanciata non da un avvocato o da un Pr della Wb ma da un «artista», lo sceneggiatore John Ridley (12 anni schiavo). Prossimamente su questi schermi la richiesta di eliminare una volta per tutte interi generi come il western o la satira (già pesantemente a rischio); e, perché no, la Storia?