A Vienna, è alla stretta finale la trattativa sul nucleare iraniano. Entro il 30 giugno va perfezionato definitivamente l’accordo: da ieri sono ripresi gli incontri ufficiali tra il segretario di stato Usa John Kerry e i ministri degli esteri di Teheran, Mohamad Javad Zarif, e di Parigi, Laurent Fabius. Oggi è attesa nella capitale austriaca anche Federica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza comune.

Restano da sciogliere aspetti tutt’altro che secondari, tant’è che Kerry non ha nascosto il «molto lavoro da fare su argomenti difficili da affrontare». In gioco l’accordo finale vero e proprio con l’Iran: i 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) e l’Unione europea puntano ad un’intesa duratura. E in sostanza chiedono tre vincoli: il congelamento per 10-12 anni del programma di ricerca e sviluppo nucleare iraniano; ispezioni puntuali nei siti militari come verifica; sanzioni a Teheran in caso di violazione dell’intesa.

Nei giorni scorsi il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha sottolineato che la squadra negoziale continuerà il dialogo con 5+1 a Vienna: «Siamo alla ricerca di colloqui seri e di una buona intesa». Ma l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica, aveva ribadito che la maggioranza delle sanzioni dovranno essere cancellate già prima che Teheran smantelli le sue attuali infrastrutture nucleari. E proprio su pressione di Khamenei, il 21 giugno il Parlamento ha già approvato un disegno di legge che impedisce l’ispezione dei siti militari iraniani da parte di organismi internazionali.