Le riaperture e ancora di più la poltrona del ministro della Salute Speranza delimitano il campo sul quale si consuma uno scontro interno alla maggioranza che era prevedibile sin dalla nascita del governo Draghi.
Salvini prova a forzare su entrambi i fronti, almeno in parte costretto dalla pressione della sua base e dall’impeto di Giorgia Meloni che proprio dando voce alta a quella base, con tutto l’agio di chi sta all’opposizione, ha quasi raggiunto la Lega e superato «il capitano» in termini di popolarità personale.
MA PER LA EX MAGGIORANZA di Conte, fatti salvi pochi e isolati sussurri nel Pd, toccare il ministro non è neppure ipotizzabile. L’intero equilibrio tra continuità e discontinuità tra questo governo e quello precedente crollerebbe di blocco, travolgendo la strana maggioranza che sostiene Draghi.
A botta calda, martedì, solo LeU, il partito di Speranza, aveva difeso il ministro, nella speranza caldeggiata anche da palazzo Chigi che il caso si sgonfiasse da solo. Così non è stato e di conseguenza anche il Pd, con gran rullare di tamburi, e i 5S, più discretamente, si schierano.
Enrico Letta sceglie la mossa a maggior effetto scenografico. Incontra in mattinata Speranza poi fa sapere con un tweet che c’è «pieno accordo su analisi della situazione e linea da tenere». L’intero partito fa coro, sia ufficialmente che facendo filtrare la convinzione che Salvini stia cercando di fare del ministro un capro espiatorio per fronteggiare il calo di popolarità nella destra e nella stessa Lega.
I 5S prendono posizione in sede di cdm: il ministro Patuanelli, come il collega Pd Orlando, fa mettere a verbale che «le scelte su aperture e chiusure non sono di un singolo ma condivise da tutti» e che «Speranza ha il nostro pieno sostegno».
PERALTRO NEPPURE i ministri della Lega aprono il fuoco in consiglio dei ministri e non lo fa neppure Salvini, che slitta sul fronte riaperture. «Maggio? Parliamo di aprile invece. Se ci sono meno contagi e meno ricoveri non vedo perché non si possa riaprire un sicurezza.
Entro aprile, in tante città, si potrà tornare a una cauta, prudente, controllata vita sociale». L’ipotesi che sostiene è iniziare a riaprire gradualmente già da lunedì nelle Regioni dove i dati stanno migliorando, seguendo l’esempio della provincia di Trento dove i ristoranti con tavoli all’aperto riapriranno appunto lunedì. Sa perfettamente che non è un’ipotesi contemplata dal governo. Ancora non c’è nessuna decisione, se non quella di riaprire a maggio salvo disastri imprevisti.
Ma in quale momento di maggio resta incerto. Domani probabilmente si riunirà la cabina di regia ma la scelta di riaprire subito appare poco probabile. Al momento l’intesa è ancora sulla decisione di riaprire a maggio salvo disastri imprevisti. Ma in quale momento di maggio resta incerto
«LA DECISIONE SARÀ PRESA probabilmente la prossima settimana», dice Giorgetti. La Salute insiste per aspettare i dati della prima fase a prevalenza arancione, dunque la fine della prossima settimana. L’ipotesi più ottimistica è una riapertura dai primi di maggio, da lunedì 3, dei ristoranti a pranzo con prenotazione obbligatoria e posti all’aperto, di palestre e piscine con regole di distanziamento molto rigide, di cinema e teatri con capienza al 50% e massimo di 500 spettatori al chiuso e 1000 all’aperto. Ipotizzato anche lo slittamento del coprifuoco di 2 ore, fino alle 24.
Le Regioni chiederanno però di riaprire all’inizio del mese i ristoranti all’aperto anche la sera.
IL MINISTERO ASPETTA di vedere i dati del contagio e quelli della vaccinazione, considera le date ipotizzate oggi più o meno come numeri al lotto, dal momento che non si basano su un quadro scientifico chiaro. Ma la disposizione di Speranza è piuttosto quella di puntare nella prima quindicina di maggio solo sulla riapertura simbolicamente più importante, quella di tutta la scuola in presenza, e rinviare le aperture di bar, ristoranti, piscine, palestre, cinema e teatri alla metà del mese. È sin troppo evidente che su questo fronte si riaccenderanno le ostilità.
MENO SICURE le tensioni sullo scostamento di bilancio. Ieri il cdm ha rinviato la quantificazione. Verrà votato dalle camere il 22 aprile, col Def. Dovrebbe essere di 40 miliardi, non è escluso che lieviti: dunque abbastanza cospicuo da non provocare scontri. Quelli, casomai, arriveranno al momento di decidere gli stanziamenti, con il prossimo dl Sostegni.