Rinviare la presentazione del Documento di economia e finanza come sta pensando di fare Gentiloni? Si può fare, risponde la Commissione europea. Ma di due giorni. Altro che le due-tre settimane che aveva ipotizzato il governo dimissionario, in carica per gli affari correnti, immaginando di lasciare al nuovo esecutivo il compito di dettare gli indirizzi di politica economica. Da Bruxelles è arrivato, informale ma chiarissimo, uno stop.
La «flessibilità» sulle date che la Commissione europea è disponibile a concedere, hanno spiegato fonti interne all’ufficio del vice presidente della commissione Dombrovskis, è semplicemente legata al calendario. Le regole dell’Unione – in questo caso il cosiddetto Two-Pack – stabiliscono che gli stati membri devono rendere pubblici i programmi di bilancio nazionali a medio termine e di stabilità preferibilmente entro il 15 aprile (in modo da dare tempo agli uffici di studiarli) e comunque non oltre il 30 aprile. Quest’anno il 30 aprile è un lunedì, il 1 maggio è festivo dunque la Commissione è disponibile ad aspettare il 2 maggio. Non di più.
La prassi in caso di governi dimissionari o in carica solo per gli affari correnti, aveva già spiegato Dombrovskis, è quella di presentare un Def basato su uno scenario a politiche economiche invariate. Fermo restando che un successivo nuovo governo può mandare a Bruxelles un Def riveduto e corretto. Nel caso dell’Italia, però, il Def a politiche immutate dovrebbe contenere la famosa clausola di salvaguardia che viene rinviata da anni: l’aumento dell’Iva. Che passerebbe dal 22 al 24,2% procurando a ogni famiglia una maggiore spesa di circa 317 euro l’anno. Nelle dichiarazioni di questi giorni tutti i partiti vorrebbero evitare un esito del genere. Trovare la strada per uscirne, nell’inerzia obbligata del governo, potrebbe allora diventare il primo compito delle commissioni speciali del senato (già insediata, a guida M5S) e della camera (che si insedierà martedì): il Def passerà da loro.