«Il referendum sarà una bomba, sarà come quello sulla Repubblica. Scaverà nel tempo e porrà il problema della postdemocrazia dei partiti: senza democrazia o con più democrazia?». Domanda lancinante, e Rino Formica non ha dubbi: vincerà il No.

Il socialista più volte ministro, uomo dalle celeberrime definizioni fulminanti – «la politica è sangue e merda» – è presidente onorario del comitato dei ’socialisti per il No’. Ma la «bomba» non è una profezia apocalittica da tifoso di un fronte.

La «bomba» viene sganciata alla fine di un alto volo su molte «quistioni» (lo dice come lo diceva Gramsci). La principale: «La contro-riforma Renzi-Boschi rende irreversibile l’effetto disastroso dell’erosione del principio di rigidità costituzionale», insomma, tradotto, punta «a tornare allo Statuto Albertino, una costituzione flessibile, che poteva essere modificata con legge ordinaria e che consentì di cambiare la forma di stato. Tant’è che con lo statuto Albertino morì lo stato liberale e s’impose il fascismo».

E tutto a sua volta per modificare la prima parte della Carta, «quella di norme valoriali che ha una sua ideologia politica di fondo: è una terza via. Che vincola i governi all’equità nella distribuzione, a una politica fiscale progressiva».

Cosa le fa credere che vincerà il no?

Il fronte del no è un minestrone di tante verdure diverse. Ma ormai la somma delle difficoltà del paese formano un agglomerato così vasto che alla prima occasione si può creare un rovesciamento, non senza sbocco, ma al buio.

Anche lei vede il rischio dell’autoritarismo?

No, uno peggiore: l’assenza di democrazia totale, l’anarchismo.

E se invece vincerà il no ci sarà il caos di cui parla Confindustria?

Ma no. Non dimentichiamo che ai vertici delle istituzioni, e dietro, in Italia c’è sempre l’antica millenaria saggezza.

Del presidente Mattarella?

Del mondo cattolico. E siccome non si può fare il papa re, ci sarà un governatore papalino. La grandezza della Chiesa è l’intercambiabilità dei personaggi dove quello che viene dopo non è mai in continuità con quello di prima perché è la scelta ad hoc per il tempo. La loro regola è ’c’è un tempo per’.

Ma Renzi non è uno della stessa parrocchia?

Ma no, Renzi viene da un mondo minore, di periferia. I toscani sono, senza offesa, i napoletani del centro-nord. Sono imbroglioni, mercanti e banchieri, massoni e cattolici, guelfi e ghibellini.

Per noi laici non c’è salvezza senza Chiesa?

I laici devono avere l’intelligenza di usare la risorsa di recupero di fiato che offre la Chiesa.

Per recuperare consenso in vista del referendum Renzi farà una finanziaria elettorale?

Alla storia degli elettori che si vendono per una mancia credo poco. Negli anni ’50 andavamo nella Bari vecchia e dicevamo: andate dai monarchici, prendetevi le scarpe e poi votategli contro. Succedeva così.

Ma ai vostri tempi le finanziarie elettorali le facevate.

No, facevamo un’altra cosa. Il ministro del Tesoro usciva da Palazzo Chigi con una riserva per poter concedere poco ai partiti di governo e molto al Pci. Per i comuni, la previdenza sociale, le pensioni. Il prezzo che si pagava per avere una grande opposizione che però non andava oltre.

Torniamo al dopo voto. Il Pd cambierà gestione?

Bersani oggi rappresenta l’area degli ingiustamente umiliati. E come diceva Che Guevara, gli umiliati sono una forza indomabile. Ma la vittoria del No aprirà la riorganizzazione di tutto il sistema politico. Tutta la realtà umiliata nel Pd e soprattutto quella, grande, stomacata. Che è la realtà vera dei 5 stelle. Gli stomacati di tutto il sistema, e anche della sinistra larga.

Per ora però questa sinistra larga è una galassia dispersa, divisa, rissosa.

Non importa. Il No sarà una sveglia. Non un fulmine ma un suono di campane. Gli ufficiali si vedranno sul campo.

Dica la verità, quando Renzi ha parlato di Ponte sullo Stretto le è venuto in mente Berlusconi o Craxi?

Ma no, Craxi era inorganico ai poteri costituiti. Renzi invece sceglie disinvoltamente tutti i giorni un potere da accattivarsi. Non ha il senso dello Stato, è un premier che va a dire ’caro Pietro’ al presidente di un’azienda che è in causa con lo Stato.

Ormai crede di essere un re sole. Perché chi non è intelligente va a Palazzo Chigi ed è preso dalle vertigini dell’altezza. Perché tutti fanno capo lì, tutti vogliono qualcosa. E siccome lui non è in condizione di selezionare, sceglie secondo le convenienze. Oggi con i sindacati è finita, poi ha bisogno del consenso, allora riapre la Sala Verde. Poi la richiuderà.

Renzi passerà come è passato Berlusconi, che oggi ha ottant’anni?

Berlusconi è stato un traghettatore dalla politica dogmatica alla politica fru-fru dello spettacolo. Ma era uno spettacolo simpatico. Quello di oggi invece è uno spettacolo triste perché è sfacciatamente sprezzante nei confronti degli imbrogliati. Ma certo Berlusconi è il padre di Renzi, un figlio venuto male, un modello di strada.