Il primo sciopero per chiedere di essere regolarizzati e vaccinati. Ieri i braccianti della piana di Gioia Tauro in Calabria – quella con nomi diventati famosi per i lutti e lo sfruttamento: Rosarno, San Ferdinando, Taurianova – non sono andati nei campi. Sono invece saliti di buon mattino sui pullman messi a disposizione dalla Flai Cgil e sono scesi a Reggio Calabria per protestare con un corteo fin sotto a quella Questura dove giacciono da troppo tempo le loro richieste di regolarizzazione o di rinnovo del permesso ordinario di lavoro. Le promesse dell’anno scorso dell’ex ministra Teresa Bellanova sono svanite nel nulla: la regolarizzazione spinta più dalla necessità di avere braccianti nei campi durante la pandemia ed evitare che frutta e ortaggi marcissero si è rivelata una chimera per la stragrande maggioranza di loro.
Così, organizzati dal «sindacato di strada» della Flai Cgil, circa 400 braccianti provenienti prevalentemente dall’Africa Occidentale – Costa d’Avorio, Mali, Senegal in primis – hanno urlato tutta la loro rabbia sotto gli uffici della Questura al grido di «Rinnovo subito!» con le loro magliette sul cui dorso c’era scritto: «Gli invisibili delle campagne di raccolta».
A organizzare la protesta Jean René Bilongo che per la Flai è responsabile dell’Osservatorio Placido Rizzotto. «Volevamo limitare le presenze a 250 per le regole Covid ma la voglia di partecipare dei braccianti era così grande che non siamo riusciti a contenere il numero», spiega nel suo italiano fin troppo forbito. La Flai negli ultimi giorni ha tenuto assemblee itineranti nella piana intercettando un disagio e un senso di «assoluto abbandono» da parte dei migranti, in attesa della regolarizzazione anche da tre anni. Le richieste erano precise: permessi per lavorare regolarmente, potersi vaccinare, più rispetto da parte delle istituzioni a partire da sistemazioni decenti, stop alle baraccopoli.
Il successo della manifestazione sta anche nei risultati ottenuti, nelle promesse fatte dalle istituzioni. «Abbiamo avuto un’interlocuzione con il prefetto coadiuvato dai responsabili degli uffici immigrazione – continua Bilongo – . Sulle vaccinazioni c’è l’impegno a vaccinare tutti i 2 mila migranti braccianti, noi da parte nostra possiamo portare le squadre mediche nei luoghi, agli stessi comuni sconosciuti, dove vivono», spiega Bilongo. Sugli incredibili ritardi nell’esaminare le richieste di regolarizzazione da parte della Questura per il permesso semestrale previsto dalla legge dell’anno scorso «il prefetto si è impegnato a convocare entro il 15 luglio il Consiglio territoriale per l’immigrazione e a un confronto permanente con noi per velocizzare le pratiche che porti ad un’intesa scritta», continua Bilongo. Il giudizio finale sulle risposte del prefetto è guardingo ma non negativo e tiene conto della pazienza ormai persa da gran parte dei migranti: «Non siamo delusi, è un punto di partenza da cui ottenere risultati decisivi per emancipare tanti di questi migranti», sintetizza Bilogno.
In questo momento nella piana va avanti la manutenzione degli agrumeti e in più ci sono raccolte marginali di angurie. Oltre alla mobilitazione dei migranti la grande novità viene da un buon numero di imprese sul territorio che hanno capito l’importanza di regolarizzare i migranti e da «un lento processo di integrazione: circa il 20 per cento dei migranti si è affittato una casa, ma se la regolarizzazione funzionasse la percentuale sarebbero molto più alta».
Rispetto all’oramai stucchevole contrapposizione con Aboubakar Soumahoro e la sua «Lega dei braccianti», Bilongo non fa polemiche: «La nostra convinzione come Flai Cgil è di stare con i lavoratori senza lasciarne indietro nessuno. Siamo un’organizzazione ampia, storica e democratica. L’approccio sensazionalistico e corifeo non ci appartiene. Solo insieme possiamo raggiungere i risultati che le lavoratrici e i lavoratori si aspettano sul piano individuale e collettivo».