I costi dell’elettricità solare sono crollati nel tempo e questo ha cambiato radicalmente la prospettiva energetica. Negli ultimi dieci anni si è passati da circa 400 € per MWh a poco più di 40 €/MWh, in linea con il prezzo medio della generazione termoelettrica in Italia.
Già oggi sono rilevate negoziazioni su impianti fotovoltaici nuovi con prezzi dell’energia incredibilmente bassi sul lungo periodo, anche fino a 10-15 €/MWh.
Nel frattempo in Francia si prevede un costo dell’elettricità nucleare per una centrale di nuova costruzione di oltre 100 €/MWh, cifra in costante aumento negli anni. Questa differenza di costo tra le due fonti è tra le cause di una stima riguardante l’elettricità complessivamente generata da eolico e fotovoltaico che nel giro di tre-quattro anni supererà quella prodotta dal nucleare.

C’è da dire poi che, a fronte di capacità installate notevolmente più elevate, i tempi di realizzazione di una centrale nucleare sono molto lunghi; due criticità importanti queste per il nucleare.

Infatti potenze installate elevate significano scarsa modularità e grandi capitali immobilizzati che, associati a lunghi tempi di realizzazione, pongono un problema di sostenibilità di queste soluzioni. Tutto ciò indica quanto sia importante, considerando il tempo che abbiamo a disposizione per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, l’uso delle fonti rinnovabili e degli accumuli.

Ma dal punto di vista della riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di energia elettrica, come si comportano i due sistemi energetici? È possibile considerare il nucleare una tecnologia green, come traspare da alcuni documenti della Comunità Europea, in particolare quelli riguardanti le definizioni di idrogeno verde? Per inciso, la stessa Iea (International Energy Agency) include le centrali nucleari tra quelle definite low-carbon technologies.
Definire i potenziali impatti sull’ambiente dell’adozione di vari mix tecnologici che non producono direttamente emissioni di CO2, come nucleare e rinnovabili, non è semplice e pertanto anche individuare a quale tecnologia siano associate le maggiori riduzioni delle emissioni. Un recente studio, Differences in carbon emissions reduction between countries pursuing renewable electricity versus nuclear power (Nature Energy, 5 ottobre 2020), però non ha dubbi al riguardo.
Lo studio utilizza analisi effettuate su periodi sufficientemente lunghi (25 anni) con regressioni su set di dati globali delle emissioni nazionali di CO2 in funzione della produzione di elettricità considerando 123 paesi diversi. Vengono esaminati in modo sistematico modelli diversi caratterizzati da quote diverse di rinnovabili e di nucleare.

Sulla base di ipotesi riguardanti scenari diversi di potenzialità di mitigazione nei confronti delle emissioni assegnate al nucleare e alle rinnovabili, i risultati delle analisi effettuate mostrano che le emissioni di CO2 considerate come variabile dipendente sono significativamente inferiori nel caso delle rinnovabili. Inoltre viene evidenziata anche l’esistenza di una associazione negativa tra lo sviluppo in un unico paese degli impianti nucleari e di quelli che usano fonti rinnovabili, che di fatto si escludono a vicenda. Un paese ad elevata penetrazione nucleare risulta a bassa diffusione di utilizzo di fonti rinnovabili, e viceversa.

Anche limitandosi a questi soli due aspetti, efficacia nella riduzione delle emissioni e forte caratterizzazione escludente di una tecnologia nei confronti dell’altra, risulta evidente dove indirizzare gli investimenti nel breve-medio periodo, ciò a maggior ragione considerando anche che investimenti effettuati sull’una tecnologia vengono evidentemente sottratti all’altra. Nel caso di centrali nucleari, utilizzando tecnologie a grande intensità di capitale, la loro realizzazione di fatto distoglierebbero fondi e capacità finanziarie rilevanti ad altri progetti più efficaci per la riduzione delle emissioni di CO2, confermando come i lunghi tempi di costruzione del nucleare risultino incompatibili con l’urgenza della decarbonizzazione e degli ambiziosi obiettivi europei. I ricercatori hanno inoltre sottolineato che tutte queste valutazioni sono al netto dell’impatto ambientale degli impianti nucleari e dei rischi ad essi associati e si riferiscono solo all’aspetto delle emissioni. Quindi lo sbilanciamento verso l’efficacia dell’uso delle rinnovabili risulterebbe anche più ampio.