Procede il disarmo chimico della Siria. Ad oggi il 53,6% dell’arsenale di armi chimiche di Damasco «è stato rimosso o distrutto nella Repubblica araba siriana». A riferirlo è stato ieri il coordinatore speciale della missione congiunta dell’Onu e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), Sigrid Kaag in un comunicato diffuso dalle Nazioni Unite a Ginevra. «Ciò rappresenta un importante progresso. La missione congiunta si felicita dello slancio raggiunto e incoraggia la Repubblica araba siriana a mantenere il ritmo attuale», ha detto Kaag. La percentuale delle sostanze chimiche portate fuori dalla Siria per essere distrutte all’estero è di 45,6% delle 1200 tonnellate dichiarate da Damasco. Il 93% di isopropanolo invece è stato distrutto dalle autorità siriane sul proprio territorio.

Intanto la Siria si è rivolta all’Onu per chiedere la fine delle «insolenti violazioni» da parte di Israele degli accordi per il cessate il fuoco sul Golan e del «sostegno diretto» che Tel Aviv offrirebbe a gruppi armati vicino alla linea di armistizio tra i due Paesi. Israele, afferma in una lettera il ministro degli esteri siriano, «offre sostegno diretto e indiretto ai gruppi terroristi armati curando i terroristi feriti e facendoli rientrare (in Siria) per riprendere i loro crimini contro i residenti civili». L’altro giorno Israele aveva bombardato a ridosso del Golan, uccidendo un soldato siriano, in risposta al ferimento vicino al confine di quattro suoi militari a causa dell’esplosione di un ordigno.