Lei non c’era, quel 6 aprile 2020 durante le violenze, nel carcere che dirigeva. Non ne sapeva nulla e infatti non è indagata, ma aveva dato per buona la versione che le era stata riferita dai suoi sottoposti, quando giurava che in quelle celle mai un capello era stato torto ad un detenuto. Le immagini della videosorveglianza interna, quelle arrivate per fortuna nelle mani della procura, sostenne di non averle mai viste prima. E delle telecamere spente in alcune zone del Santa Maria Capua Vetere, poi, aveva da fornire solo una vaga spiegazione: probabilmente sono rotte. Ora però, come spesso accade, quel che non ha potuto l’«orribile mattanza» lo ha prodotto invece una semplice (e annunciata) visita ispettiva di una senatrice, la 5S Cinzia Leone (per inciso: il manifesto ha chiesto l’autorizzazione ad entrare nel carcere, ma tutto tace). La direttrice Elisabetta Palmieri è finita così in un procedimento di revoca dell’incarico avviato dal Dap che, messo alle strette dalla denuncia della politica, non ha potuto fare altro.

Proprio nello stesso giorno in cui il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato gli arresti domiciliari per un agente coinvolto e due ufficiali accusati di essere tra gli organizzatori della «perquisizione straordinaria», e che si erano opposti alle misure imposte dal Gip, Gaetano Manganelli, 45 anni, allora comandante del Santa Maria, e Pasquale Colucci, 53 anni, a quel tempo a capo della penitenziaria a Secondigliano e comandante del «Gruppo di Supporto agli Interventi».

Alla direttrice della Casa circondariale «Francesco Uccella», Palmieri, il Dipartimento guidato da Bernardo Petralia ha contestato, con un provvedimento datato 27 luglio, «un’anomala condotta nell’avere consentito, venerdì 23 luglio, al suo compagno, soggetto estraneo all’amministrazione, di presenziare alla visita in istituto della senatrice Cinzia Leone e di accompagnarla negli incontri con i detenuti». Armando Schiavo, il compagno della direttrice, secondo l’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice 5S, «risulta autorizzato – riferiscono fonti del Dap – per finalità rieducative (art. 17 O.P.) a frequentare esclusivamente il laboratorio di pasticceria all’interno del carcere, che opera nella sola giornata di martedì». Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria starebbe ora valutando «la scelta del dirigente che sostituirà temporaneamente Palmieri fino alla nomina del nuovo direttore».

Un provvedimento che la senatrice Leone si augura sia «il primo concreto passo per il ripristino pieno della legalità», in un istituto che «dovrebbe essere il carcere più attenzionato d’Italia dopo il violento e immotivato pestaggio a danno dei detenuti avvenuto nell’aprile del 2020 e scoperto solo recentemente», e invece è stato il teatro anche di questa «vicenda incredibile»: «Durante la mia visita – racconta di nuovo Leone – il compagno della direttrice Palmieri, senza autorizzazione specifica, mi aveva guidato nella struttura penitenziaria e nei diversi padiglioni».

Nel verbale, al termine della visita – aveva denunciato subito la pentastellata – l’accompagnatore ignoto era stato identificato come suo autista, cosa che lei aveva immediatamente smentito chiedendo spiegazioni. «Cala un silenzio imbarazzato – racconta, nella sua testimonianza al Dap, la Garante dei detenuti della provincia di Caserta Emanuela Belcuore, che era presente all’episodio – Ma la senatrice insistentemente riformula la domanda chiedendo chi fosse la figura che ci aveva accompagnato. Dopo un po’ una commissaria risponde che l’accompagnatore è il compagno della direttrice, ex rappresentante della polizia penitenziaria in pensione da qualche anno».