È una storia di scontri dentro i partiti e le coalizioni, di rotture anche personali, quella che accompagna Rimini verso le elezioni per il sindaco, alla fine del lungo mandato (10 anni) del dem Andrea Gnassi.

Nel Pd in questi mesi è successo un po’ di tutto, complice anche il fatto che in molti volevano prendere il testimone di Gnassi, in una città che ha saputo cambiare volto, reinventarsi, andare oltre la vecchia definizione di capitale del turismo marino.

ALLA FINE L’HA SPUNTATA il delfino designato da Gnassi, il suo assessore alle attività economiche, sicurezza e lavori pubblici Jamil Sadegholvaad, nato a Rimini 49 anni fa da madre romagnola e padre iraniano che viveva in Germania ed è arrivato sulla riviera romagnola in vacanza nel 1967. L’amore «a prima vista», poi l’apertura di un negozio di tappeti persiani in centro dove il figlio ha sempre lavorato.

UN ITALIANO A TUTTI gli effetti, cattolico, dal cognome così difficile che sul simbolo del Pd hanno dovuto limitarsi a scrivere «Jamil sindaco», per non complicarsi la vita. E del resto il candidato, ribattezzato dagli amici il «Sadiq Khan della riviera» (dal nome del sindaco di Londra di origini pakistane) non è certo un volto nuovo della politica riminese: sono almeno vent’anni che calca la scena, prima nella Margherita e poi nel Pd di cui è stato segretario nel centro città. Fino a diventare il braccio destro di Gnassi, che ha fortemente voluto la sua candidatura.

MA QUESTA VOLONTÀ ferrea si è scontrata nella scorsa primavera con la legittima ambizione di Emma Petitti, presidente del consiglio regionale in Emilia- Romagna, riminese doc, che aveva chiesto le primarie. E anche con le aspirazioni della vicesindaca Gloria Lisi, molto vicina al mondo cattolico e in particolare alla Caritas, che ha lasciato il Pd per candidarsi sindaco in proprio, sostenuta dal M5S.

Se lo scontro tra Jamil e Petitti è stato ricucito (senza primarie) ma con l’intervento dei vertici regionali e nazionali dei dem, quello con Lisi ha lasciato macerie. Già perché l’accordo tra Emma e Jamil ha previsto il passo indietro della prima con l’indicazione di una vicesindaca a lei vicina, Chiara Bellini, grande esperta di Tibet.

A quel punto Lisi ha visto chiudersi anche la possibilità di restare vice, e si è messa a lavorare in proprio dopo aver lavorato per settimane alla costruzione del comitato per Jamil. E il sindaco Gnassi l’ha buttata fuori dalla giunta senza tanti complimenti.

IL TUTTO È AVVENUTO tra giugno e luglio, mentre il caldo si faceva largo e la spiaggia si riempiva di ombrelloni e turisti che hanno beneficiato del restyling del lungomare, verde al posto delle auto, piste ciclabili, e una lunga querelle sui parcheggi spariti cavalcata dalle destre.

Già, il centrodestra. Anche qui liti a non finire. Tanto che la scelta del candidato sindaco è arrivata alla viglia di Ferragosto, quasi fuori tempo massimo: il prescelto è l’ex sindaco di Bellaria Enzo Ceccarelli, 63 anni, vicino alla Lega, un nome su cui Fdi e Forza Italia avevano fatto a lungo le barricate. Una candidatura considerata debole, anche perché Ceccarelli risiede appunto in un altro comune, Bellaria, ed è poco conosciuto in città.

QUANDO IL SUO NOME è spuntato, alcuni dirigenti del centrosinistra hanno sospirato; «Magari, ma potrebbe essere una bufala». E invece è proprio lui l’uomo che ha il compito di risollevare la bandiera di Salvini in una città dove alle regionali del 2020 la leghista Lucia Borgonzoni aveva superato il governatore Stefano Bonaccini, 47 contro 46%. Pochi voti, ma chiari nell’indicare che è una città contendibile.

A differenza che a Bologna e Ravenna, qui non c’è stato l’accordo tra Pd e M5S. Complice anche il fatto che a Cattolica, pochi chilometri più a sud, l’ultimo sindaco grillino dell’Emilia Romagna, Mariano Gennari, corre per la riconferma. E i dem si sono ben guardati dal sostenerlo.

E così a Rimini i boss locali del Movimento sparano a zero, come ai vecchi tempi, come se non ci fosse mai stato il governo Conte 2. «Il Pd lavora in un’ottica feudale», attaccano i parlamentari Giulia Sarti e Marco Croatti. Hanno scelto di puntare tutto su Lisi, insieme alla civica della ex vicesindaca sperano di superare il 10% e diventare decisivi all’eventuale ballottaggio. I dem fanno di tutto per evitarlo, ma un sondaggio BiDiMedia del 14 settembre dà Jamil al 42%, tallonato da Ceccarelli al 39% con Lisi al 12%.

DIFFICILE CHIUDERE la partita al primo turno. «Ma noi non faremo apparentamenti», taglia corto il segretario dem Filippo Sacchetti. «Lisi è il M5S hanno spaccato il centrosinistra scientemente, e stanno facendo una campagna che guarda decisamente a destra». Jamil, sostenuto dalla sinistra di Coraggiosa e dai verdi, dovrà conquistarsi i voti uno ad uno. Promettendo asili nido gratis anche per i ceti medi e nuove case popolari: «Non dobbiamo lasciare indietro i più fragili». E con l’autoironia: «Sono l’assessore dal nome strano…»