Ecco un’idea. «Che ne dite di una buona notizia per cambiare? Eccola: possiamo invertire il riscaldamento globale. Invece di rilasciare carbonio nella nostra atmosfera, è possibile assorbirlo nel terreno, grazie a una soluzione accessibile, scientifica e rispettosa dell’ambiente chiamata agricoltura rigenerativa». Parola di Josh e Rebecca Tickell, documentaristi statunitensi, nelle note di regia di Kiss the ground. Il film sarà presentato in anteprima a «CinemAmbiente», il più importante festival italiano di film a tematica ambientale, che inizia oggi a Torino (fino al 4 ottobre).

Prima c’è stata la pubblicazione del libro, ora esce il film. Quando è iniziato il vostro interesse per l’agricoltura organica e rigenerativa?

JOSH: Mi sono interessato all’agricoltura dai tempi del college, lavorando in alcune fattorie in Europa con il programma chiamato Wwoof (World-Wide Opportunities on Organic Farms). Dopo l’esperienza nelle aziende agricole e gli studi sulla sostenibilità, ho imparato a conoscere il biodiesel e sono salito a bordo di un furgone alimentato a olio vegetale girando l’America. Il furgone si chiamava The Veggie Van ed ebbe un certo successo. Poi, operando nel settore agricolo ho compreso come le aziende facessero i conti con un suolo gravemente degradato.

REBECCA: Abbiamo deciso di lavorare insieme con il primo film sul petrolio, Fuel (2008), ma abbiamo sempre continuato a parlare della crisi agricola negli Usa, domandandoci con insistenza come salvare il suolo. Dopo molti anni di lavoro sul tema dell’energia fossile siamo tornati alle nostre radici interessandoci all’agricoltura rigenerativa.

Come l’agricoltura rigenerativa può ripristinare ecosistemi alterati e aiutare il suolo e l’atmosfera?

JOSH E REBECCA: La base di tutta l’ecologia è la rigenerazione. Se stacchi una foglia da una pianta, questa genererà una nuova foglia; se una lucertola perde la coda, ne crescerà una nuova. Lo vediamo nella microecologia, ma le leggi funzionano anche a livello macro. Se danneggiamo una foresta e la trasformiamo in un deserto, la foresta potrà ricrescere da sola. Se si danneggia il suolo dissodando e arando, un giorno potrà essere rigenerato: il processo di rigenerazione inizia quando smettiamo di fare il danno. Per prima cosa, dobbiamo smettere di coltivare in modo intensivo, smettere di iniettare sostanze chimiche tossiche e di causare erosione. Iniziamo a risvegliare l’ecosistema aggiungendo letame e compost, piantando insieme molti tipi diversi di semi, che si sostengano a vicenda, e, infine, riportiamo gli animali nei campi. Gli animali sono una parte fondamentale del sistema perché quando si muovono (e non sono bloccati in una gabbia) fertilizzano il terreno e aggiungono microbi al suolo. Questa azione è detta cascata trofica perché una volta che tornano le grandi forme di vita, riparte l’intero ecosistema fino agli insetti e ai microbi.

Nei vostri film c’è molto attivismo. Quanti agricoltori siete riusciti finora a coinvolgere in questo progetto di trasformazione ecologica?

Milioni di agricoltori vedranno questo film. Ne abbiamo una versione speciale proprio per loro e che viene offerta gratuitamente alle organizzazioni di agricoltori di tutto il mondo. Anche se il film è appena uscito, abbiamo già migliaia di agricoltori che si sono iscritti per partecipare al corso di formazione Kiss the ground, un programma di formazione di tre anni su www.kisstheground.com.

Avete girato in molti luoghi sparsi nel mondo. Qual è lo stato di salute del suolo del pianeta? E qual è il migliore esempio di rigenerazione che avete trovato?

Circa due terzi del mondo sono stati trasformati in deserto o semi-deserto a causa di cattive pratiche agricole. Qualsiasi posto dove, raccogliendo del terreno, questo ti cade tra le mani come sabbia è un luogo dove è successo. Ma è vero anche il contrario: ci sono molti luoghi in cui la rigenerazione ha trasformato i deserti in foreste. Uno di questi è sull’altopiano del Loess in Cina, in un’area grande come il Belgio rigenerata in un bellissimo ecosistema.

Com’è stato collaborare con Woody Harrelson? 

Eccezionale. Woody è un vero ambientalista e avevamo lavorato con lui in passato per il film Fuel. È profondamente impegnato in questa causa.

In «Kiss the ground» avete coinvolto molte star, da Patricia Arquette a Rosario Dawson, ma i veri protagonisti del film sono sconosciuti ai più: Ray Archuleta and Gabe Brown. Ce li presentate?

Sì, Ray è per metà Nativo Cherokee e per l’altro latinoamericano, il suo background è profondamente radicato alla terra. La sua formazione è quella di un conservatore del suolo che lavora per insegnare agli agricoltori le pratiche per proteggere la terra, risparmiare l’acqua e migliorare la produttività. Gabe Brown è un allevatore del Nord Dakota che ha contribuito a sviluppare un moderno sistema di rigenerazione che può essere praticato su fattorie e ranch di notevoli dimensioni.

Che effetto vi fa tornare al CinemAmbiente, dopo aver vinto la 15esima edizione con Big Fix?

È un grande onore tornare al festival di Torino, patria del cinema. Il nostro unico rammarico è che non possiamo essere presenti a causa del Covid. Ma non vediamo l’ora di conoscere virtualmente il pubblico in sala (oggi, ndr).

In che modo il cinema può combattere il cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico è la più grande storia delle nostre esistenze ed è l’opportunità per una crescita umana. Vogliamo aiutare a promuovere film e progetti Tv che dimostrino come l’inversione di questo cambiamento sia il contesto dove trovare nuove storie: personali, di fantasia o reali. Un nuovo genere: le climate stories. Stiamo realizzando con i nostri figli una serie tv, dove come famiglia viaggiamo in tutto il mondo cercando soluzioni ecologiche; la serie si concentra sulla sfida che affrontiamo per cambiare noi stessi e il mondo. Abbiamo girato anche un film di finzione, Heartland, che racconta di un oleodotto e di nativi americani e dovrebbe essere pronto entro il prossimo anno.