Condivido l’approccio proposto sul vostro giornale da Gianni Cuperlo. È proprio del riscatto e della rigenerazione di una sinistra radicalmente alternativa alla destra di Salvini che abbiamo bisogno. Cambiare tutto e farlo in fretta, prima che sia troppo tardi. Farlo appunto nonostante la difficoltà del contesto, e a partire dalla dimensione continentale, dove tra poco si misureranno quelli che l’Europa la vogliono cambiare e democratizzare con quelli che la vogliono distruggere, cavalcando la ferocia nazionalista. Le prossime saranno le prime vere elezioni europee. Sul campo, dobbiamo ritrovare la forza di battere il razzismo e le piccole patrie. Per farlo, dobbiamo scrivere una nuova agenda politica, coniugando crescita e giustizia sociale, modificando nel profondo un modello di sviluppo che ogni giorno consuma il nostro ecosistema, incide sulla qualità delle nostre vite, amplia la frattura tra chi ha e chi non ha, tra città e aree interne. Nessuna scorciatoia serve un’economia giusta, ambientalmente sostenibile, per rimettere in moto l’ascensore sociale e creare opportunità e fiducia.

Loro dicono “prima gli italiani”, aizzando una guerra tra poveri dagli esiti drammatici. Noi diciamo “prima le persone”. E tra le persone, prima quelle che stanno peggio, quelle umiliate e impoverite dalla crisi, quelle lasciate sole dallo Stato. Per fare questo, bisogna ricostruire su nuove basi il Paese. Innanzitutto, operare nei luoghi del disagio con progetti di crescita e di comunità. Serve un modello innovativo di welfare, politiche di integrazione e promozione delle persone. Bisogna quindi investire sul capitale umano, nella cultura e nella conoscenza, che resta il primo e più importante strumento per l’emancipazione sociale delle persone. La sfida per il Paese è quindi prima di tutto nei luoghi della formazione: negli asili, nell’assoluta centralità della scuola e dell’università pubbliche. È qui che possiamo attivare le intelligenze e i saperi utili a far muovere l’Italia, che dovranno trovare sviluppo e opportunità in un territorio connesso in maniera moderna, uniforme ed efficiente con reti materiali e immateriali. Serve una spinta, che ha bisogno di investimenti adeguati, alla rigenerazione del tessuto produttivo, che accompagni le imprese, le partite Iva in una fase di cambiamenti epocali, e favorisca nuovo lavoro e lavoro buono.

Serve un cambio di passo e di paradigma facendo dialogare economia ed ecologia come assi portanti di una idea di società orientata al benessere dei cittadini.

Di questo abbiamo discusso a Piazza Grande insieme a tantissime persone. Di questo vogliamo discutere con chiunque senta l’urgenza del momento e abbia voglia di combattere. Prima ancora di una mozione, c’è bisogno di ritrovare un popolo, con le sue idee, passioni, differenze, e soprattutto con la voglia di rimettersi in cammino. Un popolo plurale, differente, capace di ascolto e di stare insieme.

Mi candido alla guida del Pd con questa ambizione: cambiare tutto rispettando la storia di ognuno. Cambiare le politiche e promuovere una nuova generazione progressista fuori dalle liturgie correntizie e, appunto, di quella “guerra feroce tra eserciti” evocata da Gianni.

Piazza Grande è stata una boccata d’ossigeno. Sono convinto che ne seguiranno altre, a cominciare proprio dall’appuntamento milanese. Vi auguro di svolgere al meglio la vostra discussione. Abbiamo bisogno di tutti per farci trovare pronti. Non solo opposizione, ma anche la credibilità per ricostruire qui ed ora una vera alternativa di Governo, capace di entrare nel cuore degli italiani. Lavoriamoci insieme.

*presidente della Regione Lazio, Partito democratico