La Ue, Giano bifronte sull’accoglienza. Ieri, la schizofrenia europea su questo fronte ha toccato l’apice, tra parole di solidarietà e azioni di rifiuto. A Strasburgo, François Hollande e Angela Merkel si sono rivolti, una dopo l’altro, al Parlamento europeo, in un primo intervento comune di Francia e Germania da 26 anni (l’altra volta erano stati Mitterrand e Kohl, dopo la caduta del Muro di Berlino), in realtà deciso il 31 gennaio scorso in seguito agli attentati contro Charlie Hebdo e l’Hyper Cacher. L’obiettivo è stato di mostrare unità tra i due paesi, in realtà su posizioni distanti, per affermare che l’Europa è “solidale” con i rifugiati, ha affermato Hollande, e “responsabile” nell’accoglienza, che, ha sottolineato Merkel, deve essere “equa” tra i paesi della Ue. Merkel ha insistito sulla necessità di riformare le “regole dell’asilo” in Europa, diventate “obsolete”, rivedendo da un lato il sistema di Dublino (basato sui paesi di prima accoglienza), ma dall’altro aiutando “i paesi vicini alla Siria”, come la Turchia (con cui la Ue ha concluso un “piano di azione comune” martedi’, che comprende l’apertura di hotspot in Turchia e di campi profughi, in cambio di finanziamenti Ue e dell’impegno ad accogliere parte dei rifugiati). Per Hollande, la Ue, che è stata “lenta a rendersi conto dell’entità della crisi dei rifugiati”, deve dare “una prova di unità” in questo momento difficile, “per non precipitare la propria fine”. Prima di Hollande e Merkel, è intervenuto il re di Spagna, Felipe VI: “sconvolti di fronte all’enorme sofferenza di coloro che vengono in Europa per fuggire violenze e fanatismo” e che “vedono l’Europa come un porto di pace, prosperità e giustizia”, “non possiamo abbandonarli”.

Ma cosa valgono queste parole? Mentre Felipe, Hollande e Merkel parlavano di solidarietà di fronte all’Europarlamento, ieri è stata avviata la fase più offensiva dell’intervento di Frontex nel Mediterraneo. Sei navi da guerra (di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) sono all’opera, con 1300 marines, che possono ormai fermare con la forza, ispezionare e distruggere i barconi dei trafficanti in acque internazionali. L’operazione ha luogo al largo della Libia, nella zona tra il confine con la Tunisia e Sirte (non riguarda il mare di fronte a Tripoli, perché equivarrebbe ad imporre un blocco marittimo). Per colmo dell’ipocrisia, l’intervento di Frontex è battezzato “Sophia”, dal nome di una bambina nata su una nave tedesca a fine agosto: il piano è solo repressivo e non contempla nessuna apertura di canali sicuri e legali di passaggio per permettere ai rifugiati di non cadere nelle trappole dei trafficanti. Oggi, i ministri degli Interni della Ue potrebbero decidere misure drastiche sulle espulsioni dei migranti economici preventivamente selezionati e separati dai “rifugiati” che meritano accoglienza. Uno smistamento tra salvati e sommersi, con un programma che dovrebbe comprendere l’incarcerazione degli espulsi, per evitare che, come oggi, il 60% circa resti sul territorio come clandestino, oltre a misure di ritorsione (tagli agli aiuti e agli accordi commerciali, stretta sui visti) verso i paesi di origine che rifiuteranno di collaborare e di riprendersi i loro cittadini indesiderabili in Europa.

L’unità di facciata di Merkel e Hollande nasconde forti divergenze, che sono manifestate nel breve periodo di grande accoglienza della Germania, mentre la Francia obtorto collo ha accettato di ospitare 30mila rifugiati in due anni. In Germania e in Francia le reticenze sono sempre più forti. In Germania, ormai solo più il 35% della popolazione pensa che l’immigrazione presenti “piuttosto dei vantaggi” e il movimento ostile Pegida sta riprendendo forza. Anche l’Spd frena, il presidente del partito Sigmar Gabriel mette in guardia sui rischi per la “coesione della società tedesca”. In pratica, la chiesa luterana è ben sola a sostenere Merkel, che comincia a vacillare e fa pressione perché anche altri paesi Ue si facciano carico della loro parte di accoglienza attraverso la politica delle quote proposta dalla Commissione. In Francia, Hollande cammina sulle uova. A dicembre ci sono le elezioni regionali e il Ps va incontro a una (nuova) severa sconfitta. Il Fronte nazionale, che continua ad avere il vento in poppa, ormai fa campagna soltanto sull’immigrazione e sul rischio di “sostituzione di popolazione”, con la “razza bianca”, evocata anche dalla destra classica, a rischio di sommersione.