Una giornata di interventi continui – undici ore dalle 9,40 del mattino – alla quale aggiungere tre ore martedì sera. Ma non c’è mai stato dibattito, solo l’ostinazione delle senatrici e dei senatori di Sinistra ecologia e libertà e del Movimento 5 Stelle nel voler prendere sul serio le riforme costituzionali. Circondati dall’indifferenza dell’aula e dalla fretta dell’esecutivo. Fretta persino inutile: prima di dicembre, quando scadranno anche per la camera i tre mesi di intervallo previsti per la revisione ordinaria della Carta, non si potrà chiudere l’iter del disegno di legge che deroga all’articolo 138 della Carta. Ovvero la chiave scelta dal governo per aprire la porta alla riscrittura generale della Costituzione, le «riforme» cui prima Letta e poi Napolitano hanno legato il mandato. Secondo i programmi il senato avrebbe dovuto dare ieri il suo secondo voto conforme. Invece dovrà aspettare fino a mercoledì prossimo, quando ci sarà tempo solo per la conta dei favorevoli e dei contrari. Il dibattito non è ancora cominciato, ma è già finito.

Martedì il ministro delle riforme ha fatto una lunga relazione per illustrare ai senatori le conclusioni del comitato governativo dei saggi, conclusioni già note perché vecchie di un paio di settimane. Poi è andato via perché impegnato nel Consiglio dei ministri promettendo di tornare ieri, ma non è tornato. Quando la capogruppo di Sel Loredana De Petris ne ha denunciato l’assenza, si è saputo che Quagliariello era malato, «stato febbrile». La senatrice del Pd Finocchiaro ha testimoniato in suo favore: «L’ho visto entrare in ambulatorio». Sel e poi i 5 Stelle hanno allora proposto di sospendere la seduta, ma Quagliariello è tornato, aggiungendo nella giustifica il mal di schiena alla febbre. In due giorni di seduta sono intervenuti solo quattro senatori del Pd e la relatrice Finocchiaro ha scelto di non fare la sua relazione. Defilati anche gli altri due gruppi di maggioranza: sette interventi dei senatori del Pdl e due di Scelta civica. Al contrario le senatrici e i senatori di Sel e del Movimento 5 stelle sono intervenuti tutti (in totale circa 50 interventi), criticando in ogni modo il disegno di legge 813-b. Uno dei tanti studenti che come tradizione sono stati ospiti delle tribune potrebbe così legittimamente pensare che le riforme governative sono spacciate. Invece è vero il contrario: la maggioranza non è in discussione e se le defezioni del Pdl resteranno contenute ci sarà anche il quorum dei due terzi sufficiente a evitare il referendum.

«È inaudito e gravissimo che il dibattito su un tema fondamentale come la modifica dell’articolo 138 della Costituzione avvenga nel silenzio dei senatori di maggioranza», ha detto la senatrice De Petris. Mentre alcuni senatori grillini per impegnare tutti i venti minuti loro concessi hanno sperimentato interventi creativi, come la lettura di testi celebri o degli articoli della Carta. Ma quando il senatore Marton ha cominciato a diffondere nel microfono la registrazione di un discorso di Dario Fo è stato bloccato da Gasparri, presidente di turno. E così i grillini hanno avuto la possibilità di gridare alla censura e Gasparri di presentarsi come difensore del decoro dell’aula. È stato l’unico momento di dialettica parlamentare, ma non si parlava delle riforme.