Fra le minacce dei renziani di chiusura anticipata della legislatura, e l’ammissione di Gaetano Quaglierello che i numeri ballano, l’unica certezza di giornata arriva dall’ufficio stampa di palazzo Madama. Che avvisa: per lunedì 24 agosto i 513.450 emendamenti al ddl Boschi di revisione della seconda parte della Costituzione saranno pronti per l’invio in tipografia. “”La task force del Senato sta procedendo a ritmi serrati con i lavori – fa sapere il senatore questore Antonio De Poli dell’Udc – e si è fatta trovare pronta di fronte all’impegno di terminare il processo di gestione degli emendamenti sulle riforme entro l’8 settembre”.
Per riuscire nell’impresa, i 150 addetti – anche richiamati dalle ferie – impegnati a catalogare e selezionare gli emendamenti, si sono posti l’obiettivo di esaminarne ogni giorno 57mila. Salvando così, almeno in teoria, tre giorni di meritata vacanza a ferragosto. Tutto il lavoro, va da sé, sarà effettuato su formati digitali, comma dopo comma di ogni singolo articolo.
Intanto nel Pd si continua a discutere. Senza risultati. La posizione della minoranza dem viene riepilogata da Miguel Gotor, che in un’ intervista conferma: “La nostra proposta sul Senato elettivo è imprescindibile”. Sottolineando che né il governo Renzi cadrà, né la minoranza Pd farà una scissione, Gotor insiste: “Ritengo che sia saggio rendere l’articolo 2 emendabile. E auspico che si riesca a fare un accordo con il governo prima di andare in aula, perché l’unità del Pd, che spetta al segretario trovare, è la migliore garanzia per il successo del processo riformatore”. Se poi queste condizioni non saranno accettate, la fine sarà nota: “Noi votiamo i nostri emendamenti”. Quelli per far eleggere direttamente dal popolo i futuri senatori.
La linea renziana è affidata al vicepresidente del partito Matteo Ricci. Che assicura: “Matteo Renzi non arretra. E se il parlamento non vuole andare a casa, l’unico modo è affrontare con serietà la sfida delle riforme. Quando si presentano 500mila emendamenti è una vergogna”. In realtà quelli della minoranza dem sono poche decine. Ma Ricci vede rosso: “Alla minoranza Pd dico che il popolo della Festa dell’Unità mica è d’accordo con loro. E se non si portano a compimento riforma del Senato e legge elettorale, non avrebbe senso mandare avanti la legislatura”.
La minaccia spaventa soprattutto gli alfaniani. Che infatti cercano disperatamente qualche contromisura. Gaetano Quagliariello ad esempio torna a suggerire l’elezione dei senatori “con un sistema semi-diretto”. Cioè con un listino dei consiglieri regionali eleggibili. “Non è un compromesso politico dell’ultima ora – azzarda – bensì è l’idea originaria, quella che sta alla base del nuovo Senato come camera di compensazione tra legislatori, tra lo Stato e le Regioni”. Poi però Quagliariello invita anche a guardare “all’approccio non ostile di Forza Italia”. Pronta a replicare, divertita: “Noi ci siamo se c’è il Senato elettivo e il premio di maggioranza alla coalizione”.
Di fronte a questi contorsionismi, Vannino Chiti ha buon gioco a rispondere. Sia al suo partito che agli alleati. “I governi con la presenza del Pd mi premono e molto – avverte il senatore della minoranza dem – la Costituzione mi preme di più: viene prima, non dopo. Si vuole un compromesso dignitoso e condiviso? Ci sono due strade: modificare l’articolo 2, scrivere in Costituzione che i senatori sono eletti dai cittadini in concomitanza con il voto delle regionali, affidare il resto ad una legge ordinaria. L’altra strada è realizzare il Bundesrat ma in modo serio e vero. Gli imbrogli tipo Senato semi-elettivo o simili lasciamoli al senatore Quagliariello”.