Per ora l’attacco slovacco è stato sventato, ma la battaglia è solo all’inizio. Riuniti a Bruxelles la scorsa notte, i ministri degli Interni dei 28 hanno respinto il documento di revisione del regolamento di Dublino presentato da Bratislava e basato sulla cosiddetta «solidarietà flessibile» per quanto riguarda i migranti arrivati in Europa,. proposta che aveva lo scopo di eliminare l’obbligo per gli Stati membri di prendere delle quote di richiedenti asilo come proposto dalla Commissione europea e indigesto principalmente ai paesi dell’est ma non solo visto che finora sono stati pochissimi i rifugiati ricollocati da Grecia e Italia i due paesi che sostengono il peso maggior dell’emergenza profughi.

Adesso la battaglia si gioca sui tempi, Bratislava, che è presidente di turno dell’Unione, punta a ripresenterà i documento nel prossimo vertice degli Interni fissato per dicembre, in modo a provare a chiudere con il Consiglio europeo di fine anno. Viceversa l’Italia punta rimandare tutto all’anno prossimo, quando la presidenza di turno sarà passata passerà a Malta, paese che condivide le posizioni italiane. Posizione che sembra essere condivisa anche da Avramopoulos. «Speriamo d trovare un accordo entro giugno» ha detto il commissario Ue all’Immigrazione, per nulla contento dalla possibilità che due dossier delicati come la revisione di Dublino e la trattativa per la Brexit possano incrociarsi. Nel frattempo, su proposta tedesca, Italia, Germania, Malta, Slovacchia e Repubblica Ceca lavoreranno per scrivere un nuovo documento che serva come base alla discussione.

Una cosa è certa: per l’Italia, che da anni chiede di rimettere mano al regolamento che impone al paese di primo sbarco di prendere in carico i migranti, non sarà una passeggiata. Roma non deve infatti fare i conti solo con i duri dell’Est, ma anche con un documento di revisione di Dublino preparato dalla Commissione Ue che di fatto lascia le cose invariate.

Il documento slovacco andava anche oltre, sostituendo il meccanismo delle quote obbligatorie con una solidarietà che prima di essere «effettiva» è soprattutto volontaria. «Il punto di partenza – è scritto nel documento – è che tutti gli Stati contribuiscano per condividere il peso» dei migranti, ma ognuno può scegliere in che modo farlo: accogliendo dei profughi,fornendo un contributo finanziario o partecipando al controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Infine contribuendo ai rimpatri.

Una proposta che non piace solo all’Italia: «Apprezziamo a discussione, ma la solidarietà deve essere effettiva sul serio» ha tagliato corto il ministro degli Interni maltese, Carmelo Abela. E seppure in maniera più defilata , anche la Germana ha sottolineato l’importanza di mantenere il meccanismo delle quote: «E’ chiaro – ha detto il ministro degli Interni De Maiziere – che un minimo di solidarietà deve essere espresso dagli Stati nel prendere una certa quota di profughi».