Cambiare la legge Fornero sulle pensioni per introdurre una flessibilità in uscita con cui liberare posti di lavoro e fare largo ai giovani. A richiederlo, ieri, Cgil, Cisl e Uil che hanno animato, a Torino, Firenze e Palermo, gli attivi di quadri, delegati e lavoratori dando così seguito a un pressing sul governo che potrebbe sfociare in uno sciopero generale se entro fine gennaio non arriveranno risposte precise.

Un pressing motivato dal fatto che certamente il tema è molto sentito, ma che fa seguito anche al mea culpa fatto dagli stessi sindacati per la non-mobilitazione che seguì all’approvazione della legge all’epoca del governo di Mario Monti.

L’avvertimento al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ma ancor più al premier Renzi, è chiaro e lo formulano tutte e tre le sigle, senza incertezza: «serve un tavolo serio di confronto» da aprire in tempi brevi perché la contro-riforma della legge Fornero «è un dovere morale».

«Se nel prossimo mese il governo non ci convoca, le iniziative che faremo non saranno gli attivi, ma le mobilitazioni nelle piazze», ha detto la segretaria Cgil Susanna Camusso intervenendo all’attivo convocato a Firenze. «Apriamo una vertenza sulle pensioni», ha esortato, aggiungendo che «l’esecutivo sbaglia a non affrontare questo tema». Se non cambia la legge sulle pensioni, «l’Italia diventerà un paese più povero». Per la leader della Cgil, «se hai iniziato a lavorare a 15 anni, 41 anni devono bastare per andare in pensione», nell’ottica di una «staffetta intergenerazionale» che consenta ai giovani di accedere più facilmente al mercato del lavoro: «Se il sistema pensionistico resta questo – ha sottolineato infine – il governo vuole che i giovani restino poveri». Camusso ha concluso ricordando la mobilitazione dei lavoratori del commercio di dopodomani.

«Spero non si debba arrivare allo sciopero generale ma è sotto gli occhi di tutti come la riforma Fornero sia stata dannosa per i lavoratori e le imprese», ha detto da Torino la leader Cisl, Annamaria Furlan, che ha poi notato ironicamente come «perfino l’ex ministro Fornero critichi ormai la legge Fornero». Brucia l’indifferenza con cui il premier sembra guardare al problema:

«Siamo stufi di sentire tante proposte da soggetti diversi tranne che dal governo – ha proseguito Furlan – Da mesi ascoltiamo ministri, economisti, editorialisti, presidenti dell’Inps che dicono che la legge Fornero va riformata. Ora vorremmo una parola chiara da chi ci governa. Renzi faccia il suo mestiere, e oltre ai grandi annunci, metta sul tavolo proposte vere a partire dalla previdenza».

«È l’ultimo appello per questo governo che aveva detto di voler intervenire sulla flessibilità in uscita verso la pensione e non l’ha ancora fatto – ha detto da Palermo il segretario Uil Carmelo Barbagallo – Se nei primi giorni di gennaio non si avvia la discussione per modificare la legge Fornero porteremo il carbone a Palazzo Chigi».

«Non si può andare in pensione tutti alla stessa età perché i lavori non sono tutti uguali – ha concluso Barbagallo – E intanto per i giovani c’è il rischio che oggi vengano pagati con i voucher, e poi domani che abbiano una pensione da fame. Se il governo non ci ascolta, da gennaio avrà lotte a tempo indeterminato a tutele crescenti».
Appoggio alle ragioni della protesta da Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, che invita il governo a introdurre la flessibilità, facendo delle pensioni «il tema centrale nel 2016».