Al 38esimo giorno di sciopero contro la riforma delle pensioni – la più lunga protesta del dopoguerra – il governo francese cede sulla principale richiesta dei sindacati riformisti: l’«età di equilibrio» a 64 anni sarà tolta dal testo di legge, una «misura a breve termine» secondo il primo ministro Philippe, sospesa fino al 2027. Nella lettera che ieri ha spedito ai sindacati, Philippe precisa però che «il futuro sistema prevede l’età di equilibrio» se i sindacati non troveranno, nella conferenza sul finanziamento delle pensioni che si apre a giorni, un’altra soluzione entro fine aprile per rendere neutro finanziariamente il sistema. Per Laurent Berger, segretario della Cfdt, «il ritiro segnala la volontà di compromesso del governo». La Cfdt, favorevole alla pensione a punti, vede nella lettera di Philippe «una vittoria». Per l’Unsa è «un passo avanti importante», «ora gli scambi possono cominciare».

LA PENSIONE A PUNTI al posto dei 42 regimi attuali (con la soppressione dei «regimi speciali» di ferrovieri e trasporti urbani parigini) è un’idea nata in ambito socialdemocratico, con un progetto di equità per includere gli esclusi dei sistemi attuali (precari, donne con carriere segmentate, agricoltori), poi snaturato dai ministri al governo venuti dalla destra che hanno voluto introdurvi l’equilibrio finanziario, facendo passare l’età pensionabile dagli attuali 62 anni a 64 (in realtà per una pensione completa, dopo le varie riforme che hanno portato a 43 anni di contributi, già oggi l’età reale è di 63,8 anni). La Cgt, invece, resta ferma sulla richiesta del «ritiro» puro e semplice di tutta la riforma, per poi aprire una trattativa «per migliorare il sistema attuale».

IERI ERA GIORNO di nuove manifestazioni in tutta la Francia. Per la Cgt a Parigi c’erano 150mila persone. Chi partecipa non accetta l’ultima proposta del governo: «Non molliamo niente», lo striscione collocato sulla statua di Place de la République. Per gli oppositori, il governo fa solo «scena», cerca di «dividere» il fronte della protesta. Ieri c’è stata una forte partecipazione dei gilet gialli ai cortei. A Parigi e a Nantes ci sono stati alcuni incidenti, vetrine staccate, lacrimogeni, repressione. L’opinione pubblica continua a sostenere la protesta contro la riforma, anche perché c’è ormai una confusione totale, nessuno sa più cosa ci sia nella legge (tra l’altro già trasmessa al Consiglio di Stato per motivi «tecnici» di tempo, gesto che ha contribuito a sollevare l’indignazione, considerato un atteggiamento di disprezzo verso le trattative con i sindacati al tavolo sul «finanziamento»).

EPPURE ALL’INIZIO una maggioranza dei cittadini era d’accordo sulla necessità di una riforma, visti i cambiamenti della piramide delle età e del lavoro. Poi il governo ha scelto la strada dell’arroganza e ha voluto imporre due riforme contemporaneamente: quella di sistema (dai 42 regimi alla pensione a punti eguale per tutti) e riequilibrare i conti (alzando l’età pensionabile da 62 a 64 anni).