Lega nord e Fratelli d’Italia daranno battaglia, sfruttando la diretta tv che farà da palcoscenico alle loro proteste. Forza Italia è divisa, e non è escluso che molti deputati azzurri preferiranno disertare l’aula piuttosto che rendere visibile la spaccatura. Fatto sta che martedì alla Camera verrà approvata la riforma della cittadinanza che manda in soffitta lo «ius sanguinis» per offrire finalmente la possibilità a circa 700 mila ragazzi figli di immigrati ma nati in Italia o che vi sono arrivati dopo la nascita, di diventare cittadini italiani. Un passo in avanti importante, atteso da anni dalle seconde e terze generazioni che adesso diventa realtà. Un’opportunità per ragazzi cresciuti negli stessi quartiere dei coetanei italiani, seduti negli stessi banchi scolastici e che parlano gli stessi dialetti. Uguali in tutto e per tutto tranne che per una cosa: la possibilità, per l’appunto, di essere considerati anch’essi cittadini di questo paese.
Il testo che verrà approvato martedì – e che ha avuto come relatrice la democratica Marilena Fabbri – è un mix tra «ius soli» temperato e «ius culturae». Prevede che a poter avere la cittadinanza sia chi nasce in Italia da e ha almeno uno dei due genitori residente legalmente nel nostro paese da 5 anni, oppure un genitore nato anch’esso in Italia e residente legalmente da almeno un anno. Non solo, Potrà essere riconosciuto cittadino italiano anche il minore arrivato entro il dodicesimo anno di età che abbia frequentato un ciclo scolastico. Un emendamento di Scelta civica approvato prima dell’arrivo in aula del Pdl, prevede che il minore abbia avuto l’idoneità alla scuola elementare. Cittadinanza prevista anche per minori che abbiano almeno un genitore sia in possesso del permesso di soggiorno permanente riservato ai cittadini comunitari (inizialmente il testo prendeva i considerazione solo gli extra comunitari). La norma transitoria consente di diventare cittadino italiano anche a chi all’entrata in vigore della legge abbia superato il limite di età di venti anni ma sia comunque in possesso di tutti i requisiti richiesti.
Una volta approvate anche dal Senato, le nuove norme potrebbero interessare più di 700 mila nuovi italia. E’ stato calcolato che siano 600.000 i minori con un genitore residente legalmente da più di 5 anni. A questi vanno aggiunti 177.525 nati all’estero ma che hanno terminato un ciclo di stdi e almeno altri 590 mila nati i Italia ogni anno e quelli nati all’estero ma che completano i cinque anni di studi richiesti.
Tra le novità inserite nella legge una riguarda gli incapaci di intendere e di volere, per i quali la domanda per ottenere la cittadinanza potrà essere presentata da un tutore o, a seconda dei casi, da un amministratore di sostegno e per i quali non è obbligatorio il giuramento. E la seconda concerne invece la possibilità per i genitori stranieri di iscrivere il all’anagrafe il figlio nato in Italia anche se non sono in possesso del permesso di soggiorno.
Critiche alle nuove norme sono state avanzate dalla campagna «L’Italia sono anch’io» che avrebbe preferito un testo che riguardasse anche gli adulti (esclusi dall’attuale testo e dal previsto obbligo di aere una carta di lungo soggiorno, obbligo ritenuto discriminante. Ma nel complesso è unanime il riconoscimento di trovarsi comunque di fronte a un passaggio importante per il nostro paese