I relatori erano al ministero già al mattino. L’incontro tra la ministra e i capigruppo della maggioranza nelle commissioni giustizia era fissato per il primo pomeriggio. Poi uno slittamento di due ore, insufficiente a scavallare le votazioni alla camera. Terminati però i lavori parlamentari, ieri era giovedì, deputati e senatori hanno puntato la stazione Termini. E il vertice per cominciare a discutere della riforma del Csm e dell’ordinamento penale, la più attesa tra le riforme della giustizia promesse dal governo, è saltato.

C’erano solo due capigruppo disponibili, dicono dal ministero della giustizia. E lasciano trapelare l’irritazione della ministra Cartabia: «Riprendere il confronto è urgente». Anche perché tutti, dal vice presidente del Csm Ermini all’Associazione nazionale magistrati, ricordano quotidianamente alla ministra quanto sarebbe grave tornare a votare per il nuovo Consiglio – luglio 2022 – con le vecchie regole che hanno favorito il «sistema Palamara». Cartabia stessa si era impegnata a far conoscer le proposte del governo (nella forma di emendamenti al vecchio testo Bonafede) ormai da diverse settimane. Dai rappresentati della maggioranza arriva la spiegazione che è stato solo un malinteso. Tutti si dicono pronti a partire, la riunione si terrà la prossima settimana (forse martedì, in presenza).

Intanto Magistratura democratica ha espresso «apprezzamento per la proposta elaborata dalla commissione Luciani (che su incarico della ministra ha avanzato delle proposte di emendamenti, ndr) auspicando che, su di essa, si sviluppi un dibattito parlamentare che coinvolga nella riflessione anche la magistratura». Il tema più delicato è la nuova legge elettorale per la componente togata del Consiglio. Per Md vanno escluse soluzioni «fondate sul sorteggio e sulla base di modelli elettorali di stampo maggioritario».