L’incontro, che non è certo il primo, serve a far sapere a tutti che lei il suo lavoro l’ha fatto. O quasi fatto. Marta Cartabia è stata ieri mattina a palazzo Chigi per illustrare a Mario Draghi la sostanza degli emendamenti (al vecchio disegno di legge Bonafede) che contengono le sue proposte di riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario. Le prime sono urgentissime – infatti sono contenute nelle norme di diretta applicazione, mentre le altre saranno oggetto di una delega – perché a luglio il Csm si rinnova e non può farlo, a detta di tutti, con le vecchie regole.

Cartabia ha da mesi sulla scrivania le proposte della commissione da lei insediata, ma non ha ancora trovato un’intesa politica sulle questioni più delicate, prima fra tutti la nuova legge elettorale per la componente togata del Consiglio. Per questo è probabile che vorrà portare i suoi emendamenti in Consiglio dei ministri, per un’approvazione formale, come già fatto per la riforma del processo penale. Vincolando così la maggioranza a un testo. Prima però dovrà discutere anche con l’Associazione nazionale magistrati, che ha già incontrato ma che sulla nuova legge elettorale non ha una linea comune, e con gli avvocati. Domani ci sarà un nuovo giro di confronto politico con le forze di maggioranza: i capigruppo delle commissioni giustizia sono stati convocati in via Arenula. Bisogna correre. O fare come se, perché tra legge di bilancio ed elezione del presidente della Repubblica, nei prossimi due mesi il parlamento potrà dedicare poco tempo alla riforma.

Per primo Sergio Mattarella ha richiamato (più volte) la necessità che nuova legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura sia in vigore e operativa per le prossime elezioni. Ma lo stesso Consiglio ha spiegato di aver bisogno di un paio di mesi per mettere a punto i nuovi regolamenti conseguenza della nuove legge. Ragione per cui la riforma andrà approvata entro maggio, e potrà esserlo a questo punto solo con la consueta tecnica del monocameralismo di fatto e dei voti di fiducia. Comprensibili dunque le preoccupazioni dei partiti che ancora fino a domani non conosceranno gli emendamenti: non vogliono trovarsi di fronte a un prendere o lasciare. D’altra parte Cartabia sa che sulla giustizia la maggioranza può andare in crisi, anche perché in materia è all’opera una maggioranza alternativa, composta da Italia viva e tutto il centrodestra. Inimmaginabile che proprio lei voglia andare a una prova di forza con il nodo Quirinale ancora da sciogliere, mentre è probabile che questo accada dopo.

Tra le modifiche in arrivo, anche una stretta sulle incompatibilità e sul ritorno in funzione dei magistrati candidati o eletti. Le regole attuali sono a tal punto blande che proprio ieri il Csm ha dovuto dare il via libera a Catello Maresca, ex candidato sindaco a Napoli e consigliere comunale con l’intenzione di restarci come «guida dell’opposizione», a riprendere le funzioni. Senza neanche troppo spostarsi da Napoli (dove era sostituto procuratore generale): farà il giudice della corte d’Appello di Campobasso.