“Rifondazione comunista non è un partito ‘presidenziale’ – ricorda Paolo Ferrero – democrazia e partecipazione hanno bisogno di tempo”. Un mese circa, fino alla prima riunione del Comitato politico nazionale eletto domenica al congresso di Perugia. Appuntamento convocato per l’11 gennaio prossimo, con all’ordine del giorno l’elezione degli organismi dirigenti del partito e del segretario. Che con tutta probabilità sarà di nuovo Ferrero. Lo fanno capire la proposta politica uscita nettamente vincente dal congresso, portata avanti dal segretario uscente e ribadita fra gli applausi nella relazione finale. Anche le forze in campo nel nuovo parlamentino di Rifondazione. Ma al di là di quel 52% di “ferreriani” doc, che pure delinea già una maggioranza, è dallo stesso segretario che è arrivata la proposta, accolta all’unanimità, di continuare la discussione: “Una consultazione vera su come organizzarci, e su chi deve assumere i ruoli di direzione politica, in modo da garantire la massima autorevolezza al gruppo dirigente che uscirà dal congresso”.

Il giorno dopo, Ferrero precisa ancor di più il senso della sua proposta: “Il problema non è che ‘Rifondazione ha la linea ma non il segretario’. Quando sabato ne abbiamo parlato fra di noi, le perplessità sono state minime. Il punto è ribadire che crediamo sul serio alla necessità del rinnovamento, anche di come funzioniamo. E allora ci prendiamo il tempo necessario per una discussione trasparente su chi deve portare avanti la linea politica che ci siamo dati. Il congresso ha risolto le questioni di merito. Ma non c’è stato il tempo di affrontare i problemi di metodo. Da come deve funzionare il partito, alla necessità di essere sempre più ‘corti’ nel rapporto con i territori. Su questo versante c’è già un primo risultato, visto che l’80% del nuovo Cpn è fatto da dirigenti locali. Ed è dal loro lavoro quotidiano, su esperienze concrete, che dobbiamo partire. Per intercettare quel disagio sociale, molto consistente, che non si è certo attenuato in quest’ultimo periodo. Anzi sta ancora aumentando”.

Dalla discussione fra i 170 nuovi eletti nel Cpn e una mini commissione nominata al congresso (Mimmo Caporusso, Dino Greco e Giovanna Capelli), arriveranno suggerimenti e criteri per la formazione della direzione nazionale, della segreteria e della scelta del segretario. “Sarebbe sbagliato scegliere discutendo tra aree e sotto aree. Sarebbe il peggio di come ha funzionato finora il partito”. Mentre da questa nuova consultazione, osserva Ferrero, potrà arrivare una effettiva rispondenza fra il gruppo dirigente (“che io penso possa essere unitario, continuando a discutere con le altre mozioni e all’interno della nostra”), e la proposta politica vincente a Perugia. “Quella di un processo costituente della sinistra, democratico e da far partire ‘dal basso’, che sappia costruire l’alternativa contro questa Europa, le politiche di austerity e il governo Letta. Un processo autonomo e alternativo al centro sinistra e al Pd, che con la vittoria di Matteo Renzi si conferma il ‘partito democristiano’. Non è un caso infatti che il nuovo segretario Pd dica subito con chiarezza: ‘Letta, vai avanti’”.

Nel prossimo fine settimana il Prc parteciperà con una sua delegazione al congresso della Sinistra Europea. Dove, in vista delle elezioni continentali di maggio, sarà ribadita la candidatura a presidente del greco Alexis Tsipras di Syriza, in contrapposizione al Partito socialista europeo e al suo candidato Martin Schulz. Piuttosto sull’esito del congresso di Perugia restano i dubbi dell’area Essere Comunisti, che pure ha approvato il documento di maggioranza (76%) ma ha visto ulteriormente limare il suo consenso interno: “Vedremo come si concluderanno le consultazioni – osserva Claudio Grassi – certo resta ancora da sciogliere il nodo dell’elezione del segretario, punto che era alla base di un nostro emendamento teso a un rinnovamento generale. E le nostre perplessità restano”.