La testimonianza di E., persona affetta da GAP (Sindrome da Gioco d’Azzardo Patologico), la sua storia fin dal primo incidentale contatto con il mondo delle slot fino all’incontro con i Giocatori Anonimi di Torino, e oltre, mi sembra il momento più umanamente toccante di Rifiutati dalla sorte e dagli uomini, il documentario che Vieri Brini e Emanuele Policante (chiens de velours), hanno forgiato sulle fondamenta di una loro poliedrica inchiesta sul gioco d’azzardo in Italia.

Un lavoro segnato da una coriacea volontà di capire: tra dati e statistiche, interviste a sociologi, psicologi, matematici, esercenti di locali, Forze dell’Ordine, tutti elementi che ci consentono di addentrarci tra i meccanismi e le differenti “ere” del gioco in questo Paese: come si sia passati dalla fase anni ’90, in cui era esclusivamente progettato per incrementare le entrate erariali, a quella dell’arruolamento industriale di massa, sempre con un focus sulle fasce più deboli, fino alla costruzione di una vera e propria economia dei giochi. Da annotare l’intervento di Loretta Napoleoni, a connettere legalizzazione del gioco e nuove strade per il riciclaggio, nonché il diffondersi a livello globale di una cultura del gioco d’azzardo, e quello di Carlotta Zavattiero, autrice de Lo stato bisca, a evidenziare la responsabilità dei media nella mancata percezione della portata distruttiva di questi processi e l’ambiguità di certe campagne di prevenzione, comprese alcune dirette ai minori.

Nello stesso tempo, questa dimensione da indagine giornalistica più classica si fonde in modo personale e direi nuovo a quella partecipativa e calda delle storie dei diretti interessati e dei loro congiunti. Qui, con un’attitudine sperimentale e non giudicante che ben promette, Brini e Policante sanno coniare stranianti dissintonie tra la voce off che segue il racconto doloroso e puntuale di E. e la sua immagine immersa in uno spazio vuoto, lattiginoso, evanescente e fuori fuoco, come la sua identità che la frequentazione più che decennale col gioco ha rischiato di dissolvere (Lucente cita Malraux e il gioco come “suicidio senza morte”). Nota bene: contattati, produttori e distributori di Newslot e Vlt (videolottery), sul territorio nazionale, non hanno concesso né di entrare con le telecamere nelle sale, né interviste.