Sono trascorse due settimane da quando il leader del partito di opposizione Movimento per la rinascita Camerun (Mrc) Maurice Kamto è stato arrestato. Il 26 gennaio l’opposizione aveva organizzato una serie di manifestazioni di protesta in diverse grandi città del paese, non autorizzate, da qui l’arresto del leader e di 117 manifestanti.

Tuttavia, come spiega il portavoce del Movimento, Olivier Bibou Nissack, «è dal 7 ottobre che presentiamo richieste per manifestare e ogni volta ci vengono negate, siamo arrivati a cento richieste cui hanno fatto seguito cento rifiuti».

Il partito di Kamto era risultato perdente alle elezioni del 7 ottobre 2018, anche se nei giorni successivi al voto si era dichiarato vincitore. Era stato poi smentito dal conteggio dei voti che avevano assegnato al presidente uscente Paul Biya oltre il 70% delle preferenze, ma per l’opposizione i risultati sarebbero stati alterati.

Le proteste sono state bollate dal ministro della comunicazione, Rene Emmanuel Sadi, come «illegali, distruttive e infondate». Ha poi precisato che «non è stato fatto uso di proiettili contro i manifestanti». Ma le immagini delle persone ferite, tra cui l’avvocatessa Ndoki Michele, sembrano smentirlo. Reazioni anche in Europa dove gli anti-Biya hanno invaso le ambasciate del Camerun di Parigi e Berlino.

Il 28 gennaio sono stati arrestati anche due giornalisti, Théodore Tchopa e David Eyengue, del quotidiano Le Jour. I due stavano intervistando uno stretto collaboratore di Kamto. Immediata la reazione di Arnaud Froger di Reporters sans frontières (Rsf): «L’arresto arbitrario di giornalisti che stanno facendo il loro lavoro da parte delle autorità camerunesi non fa che approfondire l’attuale crisi politica del paese. Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato dei colleghi».

Il governo ha comunicato che la polizia aveva «confuso» i due giornalisti con sostenitori dell’opposizione, ma intanto i due restano in prigione. Secondo il World Freedom Index 2018 di Rsf, il Camerun è classificato 129° posto in termini di libertà di stampa su 180 paesi.

Secondo Samira Daoud, vicedirettrice di Amnesty International in Africa occidentale, «l’arresto di Maurice Kamto segna un’escalation nel giro di vite contro i leader dell’opposizione e i difensori dei diritti. Invece di prendere provvedimenti per migliorare la situazione dei diritti umani del paese, siamo di fronte ad autorità che stanno diventando sempre meno tolleranti nei confronti delle critiche». Il governo ribatte: l’opposizione vuole destabilizzare le istituzioni.

La crescente violazione dei diritti umani avrebbe spinto, riporta la Cnn, il governo degli Stati uniti a tagliare milioni di dollari in aiuti militari: 17 milioni di dollari in aiuti alla sicurezza, inclusi fondi per radar, quattro motovedette della difesa, nove veicoli blindati, programmi di addestramento per aerei C-130 ed elicotteri.

Tuttavia, sarebbero riconfermati gli aiuti militari per droni ScanEagle e aerei Cessna utilizzati per la difesa da Boko Haram nel nord. L’ambasciatore del Camerun negli Stati uniti, Henri Etoundi Essomba, ha dichiarato che i tagli all’assistenza militare sono il risultato del recente annuncio dell’amministrazione Trump di riduzione del numero delle truppe antiterrorismo statunitensi in Africa.

Nega quindi il collegamento con presunte violazioni dei diritti umani. Eppure dal Dipartimento di Stato precisano: «Abbiamo informato il governo del Camerun che la mancanza di progressi e di chiarezza sulle azioni intraprese dal governo in risposta ad accuse credibili di gravi violazioni dei diritti umani potrebbe comportare una più ampia sospensione dell’assistenza degli Stati uniti».

Il 5 febbraio Peter Henry Barlerin, ambasciatore statunitense in Camerun ha dichiarato a Crtv che «gli Stati uniti non hanno intenzione di interrompere la cooperazione militare con il Camerun», ma è parsa una dichiarazione più diplomatica che sostanziale.

Il Paese vive in uno stato di crisi dal 2016 quando sono iniziate le manifestazioni di protesta nelle regioni di lingua anglofona a cui si sono susseguiti episodi crescenti di violenza da parte dei militari e di gruppi anglofoni, arrivati a proclamare la secessione dal Camerun: violenze continue, rapimenti e migliaia di sfollati.

In questo contesto sono arrivate le elezioni di ottobre che potevano essere un momento di ricomposizione. Gli arresti di questi giorni sembrano però andare in senso contrario. Eppure il portavoce di Maurice Kamto, Olivier Bibou Nissack, ritiene che l’arresto non sia necessariamente una cattiva notizia: rafforza il Piano di resistenza nazionale. Per l’anziano giurista e membro dell’opposizione, Akere Muna, il cambiamento arriverà.