Mentre le prospettive di una soft Brexit fanno tremare i precari equilibri del governo britannico sorretto da un manipolo di deputati nordirlandesi del Dup, a Belfast e dintorni si assiste a un’escalation di violenza che smentisce ogni proposito di pace o pacificazione in quella parte dell’isola d’Irlanda. Siamo nella cosiddetta marching season, periodo in cui si intensificano le marce orangiste in ricordo della storica vittoria di Guglielmo d’Orange contro le forze cattoliche di Giacomo II del 1690.

Domenica primo luglio, nei pressi di Bridge street, a Portadown, quartiere a maggioranza protestante, un uomo, riconosciuto come cattolico, è stato trascinato fuori dalla sua auto attraverso il parabrezza in frantumi e picchiato selvaggiamente da un gruppo di 7-8 persone.

Il Dup si è rifiutato di condannare l’accaduto, mentre un rappresentante del più moderato Uup, Doug Beattie, ha definito la violenza «non necessaria» e l’ha sostanzialmente giustificata adducendo quale spiegazione la rabbia montante della comunità lealista.

Rabbia scatenata, pare, da un falò sabotato da membri della comunità rivale. Siamo alla vigilia del 12 luglio, giorno in cui si avrà il climax delle marce lealiste, mentre la notte dell’11 verranno, come da tradizione, appiccati centinaia di giganteschi roghi in ricordo dell’arrivo delle navi di Guglielmo nel Belfast Lough nel 1689.

Si moltiplicano le minacce ai nazionalisti sui social e tutta una serie di attacchi simbolici. Due monumenti repubblicani a North Armagh dedicati ai volontari dell’Ira Gervaise McKerr e Eugene Toman sono stati sfregiati con lanci di vernice. Sorte simile è toccata al cortile dedicato a Edward Costello, unico repubblicano del Nord a essere ucciso nella rivolta di Pasqua del 1916 a Dublino. Il monumento era stato inaugurato due anni fa dal Republican Sinn Féin.

Nel frattempo, il quartiere nazionalista di Short Strand a Belfast è stato letteralmente sigillato, lunedì scorso, per il passaggio di una marcia dell’Ordine d’Orange sotto gli occhi dei residenti.

La resilienza di tanti nazionalisti sembra fungere da ulteriore provocazione per gli unionisti, che continuano a erigere in giro per il nord simboli identitari come le infami effigi di gruppi paramilitari colpevoli di innumerevoli omicidi. Ciò a dispetto delle ingiunzioni della commissione mista che dovrebbe regolare, specialmente in questo periodo caldo dell’anno, tali manifestazioni trionfalistiche.

Derry, la seconda città dell’Irlanda del Nord, vive come sempre una simile escalation con particolare tensione. Anticipando una qualche risposta alle marce settarie che avranno luogo il 12 luglio, alcuni giovani hanno lanciato una serie di molotov al limitare tra i quartieri cattolici di Creggan e del Bogside, contro la Fountain estate, una zona residenziale unionista.

Molti repubblicani, infatti, non sembrano voler accettare a testa bassa le provocazioni rappresentate dalla foresta di bandiere del Regno Unito che infaustamente decorano in questi giorni le strade del centro e del Waterside, area da cui tuttora i residenti cattolici vengono regolarmente cacciati con le minacce.

Un’altra simbolica provocazione lealista, particolarmente odiosa per la sua futilità, è la pratica di dipingere con i colori dello Union Jack i cordoli dei marciapiedi della città, come a indicare una supremazia che investe persino la proprietà dei luoghi pubblici. Si tratta non solo di un comportamento diretto a rappresentanti dell’altra fazione, ma anche di uno sfoggio identitario rivolto ai pochi turisti che ancora si avventurano in questa parte d’Irlanda.

Tale messaggio transnazionale è amplificato dalla non più sporadica presenza, per le strade, di bandiere della Confederazione, a indicare una fratellanza che dall’estrema destra unionista si estende fino al razzismo sudista in America e persino ai nazionalismi europei. Lo dimostrano recenti incursioni di bande di neonazisti inglesi a Belfast.

Nonostante le costanti proteste di gruppi di residenti contro questa violenza di simboli, nessuno sembra in grado di arrestarla. Men che meno le autorità statali, incarnate dalla cosiddetta Parades Commission o dalla Polizia Nordirlandese, spesso percepite come nemiche da tutta una parte della popolazione al punto che i movimenti all’estrema sinistra del repubblicanesimo ancora le apostrofano come «forze della corona» o rappresentanti del «potere coloniale».