Non c’è spazio per proporre l’abbassamento dell’elettorato attivo a 18 anni per il senato, né di quello passivo a 25. Non c’è spazio per provare a differenziare le funzioni tra le due camere nel corso della discussione del disegno di legge costituzionale con il quale la maggioranza vuole tagliare i parlamentari. Da 630 a 400 i deputati, da 315 a 200 i senatori. L’ha confermato ieri il presidente della camera Fico rispondendo al presidente della prima commissione Brescia, anche lui 5 Stelle e a Fico assai vicino. Ma il presidente di Montecitorio ha chiesto comunque un passo indietro, annullare la decadenza degli emendamenti delle opposizioni, decisa in tutta fretta martedì sera quando Pd e +Europa avevano abbandonato per protesta i lavori della commissione. E ieri sera, al termine dell’aula, sono riprese le votazioni. Ma la maggioranza ha velocemente bocciato tutti gli emendamenti ammessi, 34, dando il mandato alla relatrice, anche lei 5 Stelle, Macina. Il testo sarà in aula lunedì 29 per essere incardinato ad aprile e così approvato con i tempi contingentati a maggio. Chiudendo la metà del percorso di revisione costituzionale entro le europee.

Fico ha risposto a una lettera di Brescia e, com’era prevedibile, ha avallato la sua decisione di non ritenere ammissibili gli emendamenti presentati dalle opposizioni che volevano aggiungere argomenti alla riforma costituzionale (Fratelli d’Italia addirittura il semi presidenzialismo). Secondo Fico si trattava di emendamenti «non direttamente riconducibili alla materia oggetto del provvedimento». Pd, Leu e +Europa contestano questa decisione, visto il legame evidente almeno tra l’età di chi può votare ed essere votato e la composizione del senato. Oltretutto, ha fatto notare in commissione il deputato radicale di +Europa Magi, i no di Brescia e Fico portano a un risultato paradossale. Si potrebbe modificare l’elettorato attivo e passivo della camera, perché nella Costituzione sono previsti nello stesso articolo ( il 56) che fissa il numero dei deputati a 630 e che dunque è toccato dalla proposta di legge costituzionale. Ma non si può modificare l’elettorato attivo e passivo del senato perché è scritto in Costituzione in una articolo diverso (il 58, non toccato dalla legge) da quello che fissa il numero di senatori a 315 (l’articolo 57).

Nella sua lettera, Fico ha spiegato che per ammettere gli emendamenti presentati dall’opposizione si sarebbe dovuto «allargare il perimetro» della discussione, abbinando altre proposte di legge. Cosa che il Pd non ha voluto fare, per non fare della bocciatura un precedente per la non ammissibilità degli emendamenti. A conti fatti, e vista l’intenzione dei democratici di esporre Lega e 5 Stelle a un voto contro l’abbassamento dell’età dell’elettorato, sarebbe stato meglio insistere nell’abbinamento. Fico ha sostenuto che non votando l’allargamento del perimetro è come se la commissione avesse comunque deciso di non allargarlo. Il deputato Pd Ceccanti ha contestato questa decisione, e ha messo in dubbio anche che una scelta sull’abbinamento di altre proposte di legge – scelta politica presa a maggioranza – possa costituire un ostacolo all’ammissibilità degli emendamenti, scelta tecnica affidata ai presidenti per il loro ruolo di garanzia.