Alla fine fra i rider c’è scappato il morto. Troppi rischi sulle strade, sempre di corsa per guadagnare un pugno di euro. E all’indomani dell’omicidio bianco di Romulo Sta Ana, 47 anni, marito e padre di due bambine, travolto da un’auto nei pressi del McDonald di Montecatini Terme, agli attestati di cordoglio si uniscono le richieste di maggiori diritti e tutele per i ciclofattorini.
Residente a Montecatini, l’immigrato di origini filippine stava attraversando la strada con la sua bicicletta con cui faceva le consegne per Deliveroo, quando è stato investito da una Mercedes. Alla guida dell’auto un uomo di 48 anni, che non è risultato in stato di ebbrezza. Le indagini sulla tragedia sono in corso per chiarire l’esatta dinamica dell’investimento, al tempo stesso sono iniziate le riflessioni su una morte che poteva e doveva essere evitata.
“Romulo era uno dei tanti lavoratori messi in estrema difficoltà dalla pandemia – racconta David Chiappinelli del Nidil Cgil pistoiese– prima del lockdown della scorsa primavera era un addetto del settore alberghiero, poi la crisi lo ha portato a inforcare la bici e fare le consegne a domicilio. Stiamo cercando di contattare i familiari e di dar loro assistenza e tutele, certo non sarà facile spiegare quello che è successo. Perché stiamo parlando di lavoratori che non guadagnano nulla o quasi, e che ogni giorno rischiano la vita sulle strade”.
“L’obbligo dell’assicurazione Inail per i riders è stato un primo risultato della mobilitazione di questi lavoratori – osserva sul punto la Cgil – ma la tutela della salute e della sicurezza va perseguita svincolando definitivamente i salari dalla logica del cottimo, che porta ad un insano innalzamento dei ritmi di consegna e dei conseguenti rischi sul lavoro. Le piattaforme digitali straccino il contratto farsa siglato con Ugl e rivedano le proprie posizioni sui temi della sicurezza, della paga oraria, e del minimo garantito contro il cottimo”.
Un tema, quello del contratto, su cui interviene anche la Filt Cgil toscana: “Negli ultimi anni abbiamo adattato il Contratto nazionale merci e logistica a queste nuove figure, e sia a Firenze che a Prato abbiamo sottoscritto accordi per l’applicazione di questo contratto ai rider, dando così le tutele del lavoro subordinato ai ciclofattorini. Ma la strada è ancora in salita, e i tentativi fatti sia al Mise che alla Regione Toscana non hanno portato alla definizione di un quadro di norme chiare e precise, né sulla subordinazione, né sulla messa in sicurezza di questi lavoratori. E il contratto nazionale firmato da Assodelivery e dall’Ugl non dà soluzioni alla precarietà di questo lavoro”.
Per questo il segretario nazionale della Filt, Michele De Rose, lancia un appello: “Si deve fare presto nel definire e applicare un quadro di norme chiare e precise per i rider. Va riconosciuta anche a livello nazionale la subordinazione di questi lavoratori, così come espresso da alcune sentenze e come ottenuto dalla contrattazione negli accordi raggiunti in Toscana, a Firenze e Prato, così da poter garantire anche da parte delle aziende la necessaria formazione sulla sicurezza sul lavoro”. Sulla stessa linea Tiziana Bocchi, segretaria confederale della Uil, che chiede ad Assodelivery di riprendere il confronto.
Fra i tanti, anche il presidente toscano Eugenio Giani è rimasto colpito dalla tragedia: “Ancora oggi, nonostante la funzione di pubblica utilità svolta, i rider godono spesso di poche tutele e scarse condizioni di sicurezza. Non è accettabile per una Repubblica fondata sul lavoro. Romulo lascia due bambine e la moglie, per questo dobbiamo essere vicini alla famiglia, e deve esserlo anche l’azienda”.