Il contratto pirata firmato da Assodelivery e Ugl per i rider è «potenzialmente illegittimo». Firmato ministero del Lavoro. A meno di 24 ore dalla firma del «primo storico contratto nazionale per i rider» è l’ufficio legislativo del ministero di via Veneto a inviare alle parti una lettera molto dura in cui elenca tutte le storture giuridiche e sindacali contenute.
L’arrabbiatura del dicastero guidato da Nunzia Catalfo è comprensibile. Assodelivery era infatti una delle associazioni che stavano trattando con i sindacati confederali e i tanti gruppi di rider (Deliverance Milano, Riders Union Bologna, Riders Union Roma riuniti in «RiderXidiritti») per arrivare ad un vero contratto nazionale. Mentre discuteva con i sindacati più rappresentativi e con le associazioni dei rider, Assodelivery – che riunisce le multinazionali delle piattaforme digitali della consegna del cibo a domicilio Deliveroo Glovo Just Eat Social Food e Uber Eats – invece sottobanco stava trattando con l’Ugl un testo contrario a quasi tutte le storiche richieste dai rider e alla norma sul compenso minimo orario che entrerà in vigore a fine ottobre – come prevede la legge 128 del 2019, conversione in legge del decreto Crisi – se non si riuscirà ad arrivare ad un contratto nazionale: il compenso minimo orario sarà quello del contratto della logistica, aumentato del 10% per lavoro notturno, festivo o in condizioni meteo avverse.
I mille sedicenti rider iscritti all’Ugl sarebbero poi migrati dall’Anar, associazione autonoma dei fattorini, un «sindacato giallo» che si era fatto notare a ottobre 2019 per una lettera aperta «Rider contro il decreto» in cui chiedevano di rimanere autonomi. Fu il giuslavorista Pietro Ichino, rispondendo sul suo blog a quella lettera, a suggerire loro di «organizzarsi in un sindacato maggiormente rappresentativo nell’impresa per cui lavorano (Assodelivery, ndr) e stipulare con questa un accordo aziendale “in deroga”, a norma dell’articolo 8 del decreto-legge n. 138/2011», la famosa norma Sacconi – ancora in vigore – che permette ad un contratto aziendale di derogare al contratto nazionale.
[do action=”citazione”]La mossa di Assodelivery e Ugl è stata suggerita dal giuslavorista Pietro Ichino sfruttando la norma Sacconi[/do]
Nella lettera in tre pagine e in sei punti il ministero demolisce il contratto. Sottolineando come la legge «demanda ai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali (e quindi non solo una, ndr) e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale la determinazione del compenso dei lavoratori autonomi che svolgano attività di consegna di beni per conto altrui». Per questo «l’accordo sembrerebbe non idoneo a derogare alle regole, laddove in particolare disciplina il compenso dei lavoratori».
In più «le previsioni contrattuali non contemplano alcuna garanzia minima» ma solo «un compenso esclusivamente parametrato sulla base delle consegne effettuabili nel tempo unilateralmente stimato dalla piattaforma».
Dal ministero poi non si esclude che da queste osservazioni derivi la possibilità di eseguire ispezioni nelle aziende che applicheranno il contratto e, ancor di più, che i rider stessi possano diffidare le aziende rispetto al mancato rispetto del diritto retributivo previsto dalle legge.
Paradossalmente però il contratto pirata Assodelivery-Ugl potrebbe semplificare il cammino del vero contratto nazionale. «Siamo ottimisti – spiega la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – il ministero ci ha già convocato giovedì per una call. Stiamo valutando con Cisl e Uil e i nostri legale i profili di questo contratto firmato dall’Ugl che si è dimostrato un sindacato di comodo che ha semplicemente accettato le condizioni della controparte a partire dal cottimo senza ottenere alcunché di migliorativo. Noi invece partiamo dal contratto della logistica e puntiamo ad ottenere per i rider che siano lavoratori dipendenti con tutte le tutele: ferie, malattia, Tfr».