Matteo era un rider modello a Palermo. Dieci ore di lavoro al giorno a consegnare cibo in motorino per tutta la città: massimo punteggio fra chi lavorava a Glovo. Poi però ha incontrato il sindacato – il Nidil Cgil – e ha iniziato a segnalare i disservizi della piattaforma, gli errori nei calcoli sui pagamenti in primis. E allora l’algoritmo – in realtà l’azienda, naturalmente – ha iniziato a colpirlo. Prima con blocchi temporanei e poi, dopo una testimonianza televisiva, a marzo scorso con un blocco totale dalla applicazione. Un licenziamento del terzo millennio.
Marco e il Nidil di Palermo, guidato dal segretario Andrea Gattuso, hanno deciso di lottare. Insieme agli avvocati della Cgil Giorgia Lo Monaco di Palermo, Sergio Vacirca, Matilde Bidetti e Carlo De Marchis hanno presentato un ricorso al tribunale del lavoro di Palermo per chiedere il reintegro. Ai tempi del «contratto capestro» Assodelivery-Ugl che continua a considerare i rider collaboratori autonomi delle piattaforme e la paga a cottimo si tratta di un assurdo completo. Anche ai sensi della sentenza della Corte di cassazione del 2019, Marco potrebbe considerarsi un lavoratore subordinato solo dimostrando l’eterorganizzazione della collaborazione.
Il giudice di Palermo Paola Marino invece ha considerato il caso come un vero licenziamento di un lavoratore dipendente. E già nell’ultima udienza del 20 ottobre ha chiesto a Foodinho srl – questo il nome della società che in Italia opera per la multinazionale spagnola Glovo – di assumere Marco. Glovo però ha proposto una semplice transazione economica, subito rifiutata da Marco. E così è arrivata la sentenza, resa pubblica ieri: Glovo condannata a «reintegrare» Marco e a riconoscergli un contratto da lavoratore dipendente- primo in Italia – compresi gli arretrati dal 5 ottobre 2018 per una differenza di 13.313 euro più spese legali (16mila euro). La giudice ha deciso di inquadrare Marco come gli altri dipendenti – amministrativi – di Glovo: quarto livello del contratto Terziario distribuzione e servizi. Il sindacato aveva presentato i calcoli anche del contratto Logistica, quello che viene usato da riferimento nella legge del 2019 per fissare la paga oraria e contro il quale Assodelivery e Ugl – su suggerimento del giuslavorista Pietro Ichino – hanno imbastito il «contratto capestro» che dal 3 novembre ha costretto 30mila rider a accettare il cottimo, pena il licenziamento.
La sentenza è dunque un nuovo duro colpo per Assodelivery – di cui Glovo fa parte – dopo l’addio di JustEat e le tante cause intentate dai rider e le denunce per estorsione presentate contro il presidente di Deliveroo dall’associzione Comma 2 – il lavoro è dignità.
«A Palermo alcuni rider non hanno accettato il ricatto e ora si arrabattano con altri lavoretti – spiega il segretario del Nidil Cgil di Palermo Andrea Gattuso – . Anche per loro stiamo preparando i ricorsi per licenziamento e contiamo che siano accolti. Questa sentenza dà speranza a tutti i lavoratori che sono fintamente autonomi, dai rider agli infermieri assunti a partita Iva».