Lavori tutto il giorno a Milano consegnando cibo in bicicletta nelle case, rischi la vita per pochi euro in una città dove andare in bici è ancora troppo pericoloso, la sera arrivi in stazione per tornare a casa e non puoi salire sul treno con la bicicletta, il tuo mezzo di lavoro, perché l’azienda che gestisce il trasporto ferroviario in Lombardia dal 3 giugno ha vietato le bici sui treni per motivi di sicurezza: ce ne sono troppe. E se protesti e alzi troppo la voce arriva la polizia e ti porta via.

È quanto è successo nella notte tra sabato e domenica a Emmanuell, un ragazzo di 28 anni originario della Nigeria che lavora per Just Eat. Insieme ad altri colleghi stava prendendo l’ultimo treno dalla stazione di Milano Greco Pirelli per Como delle 23.47. Emmanuell fa quello che fanno ogni giorno migliaia di pendolari: dalla provincia si sposta a lavorare a Milano. È uno di quei rider chiamati «eroi» durante il lockdown. Sabato sera a bordo del treno c’era già qualche rider con la propria bici, sulla banchina con Emmanuell ce n’erano un’altra ventina. Fermato il treno, il capotreno chiede a tutti di scendere perché secondo il nuovo regolamento di Trenord non può far proseguire la corsa con tutte quelle biciclette a bordo.

Dal 3 giugno Trenord ha vietato le bici sui treni lombardi ad esclusione di quelle pieghevoli. «Durante il periodo dell’emergenza sanitaria il fenomeno dei rider metropolitani ha raggiunto livelli numerici insostenibili. Si verificano veri e propri “assalti ai treni” con centinaia di biciclette che pregiudicano la sicurezza dell’esercizio ferroviario e rendono impossibile il mantenimento delle distanze imposte per il Covid», scrive Trenord. Un divieto che ha sollevato le proteste di chi va in bicicletta e non solo. Ci sono stati presidi dei sindacati dei rider Deliverance e Uil trasporti, e di Legambiente, a cui hanno partecipato anche figure note come Giovanni Stori del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. «Una prima soluzione che abbiamo prospettato», ha comunicato Trenord dopo queste proteste, «è quella di avere dei depositi nelle stazioni dove lasciare le biciclette oppure prenotare tramite una App».

Nel frattempo i rider spesso devono dormire sulle panchine con un occhio aperto per non farsi rubare la bici, oppure legarle fuori dalle stazioni rischiano di non trovarla più al mattino. Bici e telefono sono di loro proprietà, le aziende scaricano questi costi sui dipendenti.

Sabato sera la protesta di Emmanuell ha fatto scattare l’intervento di sette agenti di polizia che l’hanno ammanettato e portato in caserma dove, denuncia il sindacato autorganizzato Deliverance, sarebbe stato malmenato. Ora il ragazzo ha un collarino al collo, il foglio di dimissione in codice verde dall’ospedale di Vimercate parla di traumi e contusioni a gambe, braccia e addome. «Tutto questo è assurdo» denuncia Deliverance. «Vogliamo i vagoni per le biciclette su tutti i treni, non può essere a discrezione di un capostazione la decisione di lasciarci salire o no, vogliamo poter lavorare». Trenord non commenta quanto successo a Greco Pirelli. Secondo la polizia il ragazzo avrebbe cercato di incitare altri rider a protestare e poi se la sarebbe presa con gli agenti intervenuti. Ora rischia una denuncia per istigazione a delinquere, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

«Ci stiamo sentendo con i nostri legali», spiegano Deliverance e Uil TuCs (il sindacato dei lavoratori del turismo, commercio e servizi), «non vogliamo che quanto successo passi sotto silenzio». Sulla pagina facebook di Deliverance tra i commenti al video del fermo c’è tanta solidarietà. «Noi clienti non possiamo lasciarvi soli, ci avete letteralmente salvati in quarantena. State organizzando qualche protesta?», chiede Cristina. «Possiamo contribuire materialmente almeno all’acquisto di bici e telefono?», scrive Cristian. «Arrestare un lavoratore e rilasciarlo con collarino e contusioni perché voleva portare la bicicletta sul treno, a quale categoria dei modelli Milano e Lombardia appartiene?».