E’ arrivata forte e decisa la risposta della magistratura all’aggressione fascista avvenuta a Bari lo scorso 21 settembre, da parte di alcuni componenti di CasaPound nei cronfronti dell’europarlamentare Forenza ed altre due persone. I reati contestati sono di «riorganizzazione del disciolto partito fascista» e «manifestazione fascista», ed in particolare di «aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica».
Nell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Bari, che ieri ha portato al sequestro preventivo della sede di CasaPound, in via Eritrea 29, nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese, sono indagate 35 persone: 28 rispondono di ’riorganizzazione del disciolto partito fascista’ e ’manifestazione fascista’ mentre dieci di aver materialmente compiuto l’aggressione; sette invece i manifestanti antifascisti accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, militanti del centro sociale ‘Ex Caserma Liberata’. Nell’aggressione rimasero feriti anche Giacomo Petrelli di Alternativa comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell’eurodeputata Eleonora Forenza (anche lei presente al momento dell’aggressione) e Claudio Riccio di Sinistra italiana.

Alla identificazione dei «picchiatori» di estrema destra, si è arrivati incrociando le dichiarazioni di vittime e testimoni con alcuni video. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella sera nella sede barese di CasaPound «solitamente frequentata da poche persone» evidenzia il gip nella sua ordinanza, sono giunti militanti da tutta la regione. Si sarebbero dati appuntamenti «nel luogo e all’orario coincidente con il transito del corteo», per poi «schierarsi a braccia conserte di traverso alla via» come ad attendere i manifestanti, che avevano poco prima sfilato a Bari nel corteo «Mai con Salvini» organizzato dal collettivo del centro sociale «Ex Caserma Liberata».

Il gip parla chiaramente di «spedizione punitiva», «azione violenta unilaterale», di «feroce esplosione di violenza ai danni di persone inermi e del tutto incapaci di qualsiasi reazione». Le perquisizioni eseguite all’indomani dell’aggressione portarono al rinvenimento di «oggetti chiaramente riconducibili alla ideologia fascista»: una bandiera nera con fascio littorio, una bandiera con l’effige della «X Flottiglia MAS», una busto di Benito Mussolini e croce celtica. A casa degli indagati sono stati trovati libri su Hitler e lo squadrismo, cartoline raffiguranti Mussolini e altre bandiere con l’aquila fascista.

«L’indole violenta e aggressiva legata a ragioni di estremismo ideologico e politico» dei militanti di CasaPound fa «ritenere concreto il pericolo che, ove si presentino occasioni analoghe, legate a manifestazioni di pensiero a loro ’sgradite’, possano tornare a usare la sede come base operativa per sferrare simili aggressioni organizzate», evidenzia il gip di Bari Marco Galesi.

Soddisfazione per l’iniziativa della magistratura è stata espressa da parte dell’europarlamentare Eleonora Forenza che lo ha definito «un fatto importante», dal coordinamento antifascista barese «soddisfatto per la chiusura della sede di Casapound», dal sindaco di Bari Decaro e dal governatore Emiliano, oltre che da tutti i partiti e i movimenti di sinistra pugliesi.