Bocciato ieri a Roma il ricorso presentato da Antonio Bassolino alla Commissione nazionale di garanzia del Pd contro le primarie partenopee del 6 marzo. E’ il terzo rigetto dopo i due incassati a Napoli. Il presidente Gianni Dal Moro e il commissario istruttore, l’avvocato Franco Vazio, hanno spiegato come si è arrivati alla decisione, presa all’unanimità: la Commissione si è munita del regolamento delle primarie, della domanda di partecipazione presentata da Bassolino (contenente l’accettazione del regolamento) e dei verbali dei seggi così, in prima istanza, si è arrivati a «una dichiarazione di incompetenza e quindi di rigetto» perché tutti i candidati hanno accettato di appellarsi esclusivamente a «un organismo di garanzia di unica istanza» costituito dal Comitato organizzatore, quello cioè che per due volte aveva già bocciato il ricorso. Inoltre, le primarie partenopee sono state di coalizione, la Commissione nazionale del Pd non può prendere decisioni anche per altri partiti, come già stabilito per le primarie liguri.

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Norme e procedure non esauriscono il caso sollevato dai video di Fanpage, su cui si basa la richiesta di Bassolino di annullare o tornare a votare in 5 seggi. La Commissione è entrata nel merito: «Sono solo alcuni casi e non centinaia» cioè il numero dei voti contestati non sarebbe tale da mettere in discussione il risultato, non superando il cosiddetto «principio di resistenza». Inoltre, secondo la Commissione, degli episodi «non si trova traccia nei verbali dei seggi, benché in essi ci fossero i rappresentanti di Bassolino. Appare singolare pensare che essi, di fronte a un’imponente e manifesta azione di alterazione del voto, nonostante il clamore paventato dal ricorrente, non abbiano voluto o non siano stati in grado di evidenziare la ben che minima osservazione al riguardo». Quanto all’invito a votare Valeria Valente (poi proclamata vincitrice) da parte di un militante: «Nella giustizia amministrativa non c’è alcun caso che abbia portato all’annullamento del risultato del seggio. I comportamenti scorretti sono perseguiti individualmente». Infine «è irragionevole considerare illegittimo il voto di un cittadino il cui contributo di un euro è stato pagato da un conoscente».

La Commissione ha suggerito due modifiche al regolamento delle primarie: rendere il contributo economico facoltativo; prevedere una Commissione di garanzia locale distinta dal Comitato organizzatore. «La vicenda è stata approfondita in tutte le sedi. Ora faccio appello al senso di responsabilità di tutti» il commento del vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini. «E’ il momento di attenersi a uno dei principi fondamentali delle primarie – ha aggiunto la segretaria regionale, Assunta Tartaglione -, sostenere compatti il candidato che ha vinto». E Valente ha rinnovato a Bassolino l’invito a collaborare.

Dall’altro lato della barricata, la reazione è arrivata via Facebook: «Riflettiamo anche in questi giorni di festività su come continuare in ogni caso una battaglia per Napoli: etica, civile e politica». Ieri pomeriggio c’è stata una riunione nella fondazione Sudd, senza Bassolino. La decisione più urgente da prendere è se restare o no nel campo dem: martedì è circolata l’ipotesi (per ora smentita dai fedelissimi) di una lista civica in appoggio a Valente, niente strappo ma una prova di forza per pesare chi ha più consenso in vista del congresso del 2017, che ridisegnerà la geografia dem a Napoli e in Campania, ma anche in vista delle prossime politiche. La rottura sembra l’ipotesi estrema che allontanerebbe una parte dei colonnelli e, probabilmente, non la vuole neppure Bassolino. La ricomposizione del quadro non sarà facile come dimostra la polemica via social tra i sostenitori dell’ex governatore e il ministro Andrea Orlando, che ha appoggiato la sua compagna di corrente nei «giovani turchi», Valente.