Vittorio Rieser è stato uno dei protagonisti della stagione politica che ha preparato il ’68 ed i movimenti che questo ha innescato. Una stagione cui hanno partecipato operai e intellettuali, in prevalenza giovani storici, economisti, filosofi e sociologi. Ed è anche per l’incontro tra il marxismo e l’allora nascente sociologia che Vittorio può essere ricordato: un incontro non soltanto culturale, ma legato ad una pratica sociale che da allora prese a diffondersi, l’inchiesta operaia. Rivolta a capire, ma anche sollecitare, i meccanismi di formazione della coscienza di classe.

I Quaderni Rossi, tra il 1960 e il 1965, costituiscono il documento più importante di questa stagione. Nati nell’alveo della revisione critica del comunismo dopo la destalinizzazione ad opera di militante ed intellettuale del socialismo morandiano, Raniero Panzieri, essi raccolsero figure tuttora importanti nel revival dell’operaismo in Italia e nel Nord e Sud-America, come Mario Tronti e Antonio Negri.

Rispetto a loro, e a Raniero, Vittorio era più giovane, ma fu essenziale nel successo della rivista: per le sue straordinarie capacità intellettuali, la sua partecipazione allo spirito dell’impresa e la sua riluttanza ad apparire come protagonista, molte parti di saggi apparsi sulla rivista a firma altrui furono di fatto scritti da lui, e di questo posso dare personale testimonianza.

Questo mettersi a disposizione di una causa in cui credeva, ma poi tirarsi indietro rispetto a ruoli di leadership o di auto-affermazione, è un tratto del carattere di Vittorio ben noto ai suoi amici. Un tratto non raro in collaboratori generosi di imprese politiche e culturali. Un tratto rarissimo in persone dotate delle straordinarie capacità intellettuali di Vittorio.

Certo, Vittorio poteva diventare un grande storico o musicista, se avesse accettato l’invito di Franco Venturi o Massimo Mila di andare a lavorare con loro, e dunque ha apparentemente sepolto i suoi talenti. Non credo però che la critica della parabola si possa riferire a lui: i suoi talenti li ha sepolti in un terreno fertile, in amici e compagni dove essi hanno fruttificato e che sempre lo ricorderanno con profonda gratitudine e permanente ammirazione.

La prima occasione per ricordarlo –ce ne saranno altre – è oggi, sabato 25, alla Cgil di Torino, in via Pedretti, tra le 9,30 e le 11,30