Chissà se i dodici anni di silenzio che intercorrono tra la pubblicazione di Enfant d’Hiver, e questo nuovo album siano stati operosi per Jane Birkin. Di certo, all’ascolto, non delude le attese. Anzi, accresce la curiosità intorno alla figura iconica dell’attrice e cantante inglese. Ciò per tracciare una piccola mappa geneaologico-musicale e per capire qual è l’humus da cui nasce questo disco, Ohi Pardon tu dormais… (Universal). L’album è l’adattamento dell’omonimo recital teatrale, poi diventato pure film, scritto e diretto dalla stessa cantante nei ’90. Un lavoro impreziosito però da nuovi ed inediti testi, dettati dalla sua permanenza nella casa di Finisterre e idealmente dedicati a Etienne Daho, autore delle musiche e produttore del disco con Jean-Louis Piérot. Dunque, la Birkin licenzia una dozzina di canzoni cresciute nel frammento, dai toni spesso crepuscolari, piegate dai ricordi e dalla memoria di affetti familiari attuali e perduti (la tragica morte della figlia Kate), e su questa piattaforma progettuale, esaltata da arrangiamenti vintage, innesta il suo personale diario quotidiano. Interessante, infine, è l’accompagnamento video di alcune canzoni come A marée haute, Les jeux interdits, Ta sentinelle.