Nel regno delle seconde case e alloggi turistici, dove resistono pochissimi negozi di vicinato e aumentano ristoranti, bar e negozi di souvenir, l’associazione Ernesto Ragazzoni «per la difesa del territorio del lago d’Orta» ha elaborato un appello indirizzato alle amministrazioni locali, perché tornare alla normalità non significhi riprendere tutto come prima e anzi peggio di prima.

«Dobbiamo avere la consapevolezza», dice il documento, co-firmato dalla sezione di Novara di Italia Nostra e che ha tra i primi firmatari, Carlo Petrini per Slow Food e Terra Madre, l’Usb di Novara, il Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte, oltre a decine di cittadini, «che le alternative ci sono. E possono e devono partire da un ripensamento radicale del nostro modello sociale ed economico, che ci coinvolga tutti. Sarebbe bello che da questo territorio potesse nascere un esemplare modello di vita e di economia».

Questi alcuni dei punti del programma: fermare il consumo di territorio, le grandi opere e le sperimentazioni potenzialmente dannose come quella del 5G; incentivare il recupero e restauro dello spazio urbano e degli edifici preesistenti e la conversione energetica; portare avanti «quei mille piccoli interventi per la messa in sicurezza di territori e comunità»; rilanciare le attività agricole, recuperando gli incolti di proprietà comunale e/o privata e lavorare, come indicato anche dall’appello “Ricominciamo dalla terra” di Slow Food, per una sinergia fra produttori e ristoratori, benefica per entrambi; proteggere e curare il paesaggio: «Si avrà così bisogno di agronomi, giardinieri, boscaioli, un buon numero di posti di lavoro quindi, spazio per le cooperative specializzate». Incentivare altre forme di economia, legate alla cura della terra, alla cultura, all’artigianato, al restauro urbano e artistico in ogni sua forma; migliorare i servizi sociali e sanitari e approntare una buona rete di trasporto pubblico. «Operare perché il lago d’Orta diventi centro nazionale e internazionale di studi ecologici e ambientali; stop al turismo cumpulsivo: chiediamo che non vengano più ampliati i parcheggi per auto e soprattutto per autobus turistici. I piccoli tesori storici, artistici e culturali esistenti, i paesaggi straordinari, l’enogastronomia di qualità diventino la elemento di spinta per la rinascita del turismo».

L’appello conclude: «Tutto questo deve essere fatto proprio da amministrazioni locali lungimiranti e in consorzio con tutti coloro che abbiano a cuore la rinascita del territorio. Deve essere studiato e portato avanti insieme ai cittadini, alle università e ai centri di studio utilizzando le loro competenze e conoscenze. Abbiamo la certezza che si creeranno nuovi posti di lavoro e che i borghi semi-abbandonati si ripopoleranno. Solo con il consolidamento di una comunità residente forte può rinascere l’economia di un territorio: un’economia diversificata, che comprenda anche, ma non solo, il turismo, perché è ormai chiaro che basare il sistema economico su un’unica attività produttiva non è la salvezza di un territorio ma la sua morte».

Per leggere l’appello, firmarlo e per informazioni: cusiocomitato@libero.it.