La Commissione Ue lancia il suo ultimatum. «Gli Stati che non hanno ancora accolto» richiedenti asilo da Italia e Grecia, «o quelli inattivi da quasi un anno», inizino i trasferimenti «entro il prossimo mese», si legge nella dodicesima relazione sui ricollocamenti. «Se non lo faranno, a giugno» la Commissione discuterà sulla possibilità di aprire le procedure di infrazione. Ungheria, Austria, e Polonia non hanno ancora accolto un singolo profugo, mentre la Repubblica Ceca è inattiva da quasi un anno.
Il numero totale di ricollocamenti effettuati dall’inizio del programma (nel 2015, quando si era previsto che avrebbe coinvolto 160 mila profughi) al 12 maggio scorso è di 18,418 persone (5.711 dall’Italia e 12.707 dalla Grecia), secondo le cifre contenute nel rapporto. La Commissione ha constatato un’accelerazione negli ultimi mesi; tuttavia all’attuale ritmo il numero di richiedenti asilo che saranno trasferiti in altri paesi europei è «ancora al di sotto di ciò che è necessario per realizzare gli obiettivi»e «assicurare che tutti quelli che ne hanno diritto siano ricollocati nei prossimi mesi».

Nel rapporto non mancano critiche all’Italia per la gestione del programma. In particolare la Commissione ha chiesto al governo di migliorare le procedure di identificazione e registrazione dei candidati a essere trasferiti in altri paesi europei e di creare «hub per la redistribuzione» dove canalizzare i richiedenti asilo che ne hanno diritto. L’Italia «deve ancora assicurare che tutte le persone eleggibili per il ricollocamento siano registrate», si legge nel rapporto: «oltre ai 2.500 candidati alla relocation attualmente registrati in Italia, 700 persone dovrebbero essere registrate presto così come gli oltre 1.100 eritrei che sono arrivati in Italia nel 2017». Per la commissione il programma di relocation dei richiedenti asilo «può funzionare», a patto però che ci sia uno spirito di «sincera cooperazione».